L’articolo si intitola così in quanto origina proprio dalla visione del film Ventimila leghe sotto i mari, tratto dall’omonima e celebre storia di Jules Verne.
Peraltro, il concetto centrale non è relativo alla storia in questione nello specifico, dal momento che essa ha funto solamente da spunto ispiratore, per dir così.
1. QUANDO ARRIVA UNA TEMPESTA, OCCORRE IMMERGERSI IN PROFONDITÀ.
A un certo punto di Ventimila leghe sotto i mari, il Nautilus del Capitano Nemo (“Capitan Nessuno”… un nome interessante, e anche l’uomo nel film dice cose interessanti, pur essendo preso per pazzo, come capita sempre alle persone che sono più consapevoli della media umana dei loro tempi) è costretto ad affrontare una tempesta, talmente tanto burrascosa che in superficie l’imbarcazione avrebbe avuto la peggio. Allora il Capitano dà l’ordine di immergersi in profondità, laddove la tempesta è meno forte, e anzi molto in basso nemmeno la si sente.
Col riassunto di tale scena avrei già detto tutto, ma proseguo per dovere di cronaca e vado a spiegare l’analogia per quei pochi cui servirà la spiegazione.
In superficie la nave non ce l’avrebbe fatta e sarebbe stata spazzata via, mentre in profondità ce la fa perché giù è tutto calmo. Questo, per analogia, vale anche per la vita dell’essere umano, o per meglio dire per come esso affronta le “tempeste della vita”: rovesci economici, abbandoni sentimentali, morte, malattie, etc.
2. NEL PROFONDO SI TROVANO CALMA E CONSAPEVOLEZZA.
Se l’essere umano rimane in superficie, la quale rappresenta la vita superficiale, materiale e mondana, e reagisce in base alle regole del mondo, qualsiasi tempesta, anche quella non irresistibile, basta a scuoterlo e rischia di farlo cadere a pezzi.
Ma se l’uomo si muove in profondità, nella profondità dell’essere interiore, in uno stato di consapevolezza più profondo, allora egli naviga con molta più serenità: è questo il “trucco” delle persone “avanti”, questo è un corollario del famoso centro di gravità permanente.
La serenità, la beatitudine delle persone risvegliate non è una recita, ma uno stato dell’essere ormai inalterabile, che nemmeno la più grande bufera può scalfire e agitare.
3. TUTTI I MAESTRI HANNO INSEGNATO LA CENTRATURA INTERIORE.
Non è un caso che dell’altrettanto famosa “centratura interiore” abbiano parlato in tanti, tra cui nientemeno che Gesù e Buddha.
Ecco cosa disse il primo (o qualcuno lo ha fatto dire a lui, il che per noi non cambia niente in quanto ad apprendimenti esistenziali): “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia” (Vangelo di Matteo).
Ed ecco cosa disse il secondo (idem come sopra): “Come la pioggia penetra in una capanna il cui tetto non è ben impagliato, così le passioni si insinuano in una mente inconsapevole. Ma una mente consapevole è come una capanna dal tetto ben impagliato” (Dhammapada).
Lo stesso concetto e curiosamente, ma neanche tanto, lo stesso esempio.
Il secondo ha aggiunto, sempre nel medesimo testo: “Con la consapevolezza, con la padronanza di sé, il saggio si costruisce un’isola che nessun diluvio può sommergere”. Tale padronanza è la centratura di cui sopra.
4. IL CASO NON ESISTE E LA CENTRATURA È UNA GRANDE CONQUISTA INTERIORE.
In televisione, ma anche dal vivo, è pieno di gente che piange, che si dispera e che si lamenta per questo e per quello, tanto che ormai si fa a gara a chi è “capitato” (come se fosse capitato a caso) l’evento più difficile (malattia, disastro economico, rovesci di vario genere): in verità non importa che si tratti di eventi molto o poco difficili, mentre l’unica differenza che conta è quanto l’essere umano è centrato in se stesso, letteralmente inscuotibile oppure soggetto ai venti del mondo… e in questo caso spesso bastano poche folate per disarcionarlo da dove s’era posizionato.
Non perdete tempo ed energie a lamentarvi di quel che è successo: lavorate interiormente affinché niente possa abbattervi o scuotervi, per quanto apparentemente una certa cosa possa sembrare difficile all’uomo medio e debole. Il resto è solo una distrazione.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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