Forse vi ricorderete quella vignetta che è girata non molto tempo fa su internet (l’asino e il giudizio), la quale riprendeva un’antica storiella su un asino, il suo padrone e sua figlia (o figlio, a seconda delle versioni).
La vignetta peraltro era ispirata a una fiaba piuttosto antica, che ha girovagato nei secoli tra l’antica Grecia e la Persia, fino ad arrivare a noi.
Ve la riporto di seguito.
1. L’ASINO E IL GIUDIZIO: LA STORIA.
Un uomo già abbastanza anziano e sua figlia stanno facendo un viaggio insieme al loro asino.
Se in groppa all’asino stava l’uomo, la gente mormorava che era un cafone visto che lui se ne stava comodo sull’asino mentre la figlia camminava a piedi.
Se sull’asino saliva la figlia, la gente criticava il fatto che la giovane se ne stesse comoda e facesse andare a piedi il padre anziano.
Se sull’asino salivano entrambi, la gente li accusava di essere crudeli nei confronti del povero asino, troppo appesantito.
Se, infine, sull’asino non saliva nessuno, la gente li accusava di essere stupidi, visto che avevano un asino e non lo utilizzavano.
2. L’ASINO E IL GIUDIZIO: LA MORALE.
La prima morale della storiella è semplice: ci sarà sempre qualcuno pronto a criticarti, qualunque cosa tu faccia.
La seconda morale della storia in questione è altrettanto semplice: posto che ognuno la pensa a modo suo e che non c’è un giusto o uno sbagliato in termini assoluti, vivi la vita a modo tuo, senza stare a sentire i giudizi degli altri (che in effetti come ogni giudizio sono problemi loro).
Ossia, per dirla con uno dei principi basilari del Transurfing di Vadim Zeland: “Permettetevi di essere voi stessi e permettete agli altri di essere loro stessi”.
Cioè, per dirla in soldoni: tu vai per la tua strada e lascia che gli altri vadano per la loro. Non ha senso stare a seguire il mondo, e l’unico risultato che si ottiene in quel caso è essere infelici e vivere la vita di qualcun altro.
La terza morale è invece più nascosta, e ci porta indietro nientemeno che a Gesù, il quale disse (Vangelo di Luca): “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
3. “RICEVIAMO” ESATTAMENTE QUELLO CHE “DIAMO”.
Ossia, parlando sempre in modo semplice: riceverai dal mondo esattamente quello che darai, che sia amore o giudizio. Se dentro di te hai giudizio, lo sentirai anche negli altri fuori… persino quando non ti sta giudicando nessuno. Se al contrario hai amore, fuori sentirai e riceverai amore nella misura in cui sei aperto a quell’emozione-vibrazione.
Dal punto di vista dell’evoluzione spirituale, essere i due viandanti della storiella o essere la gente criticona per strada è la medesima cosa: i primi si sentono giudicati e i secondi giudicano, situandosi quindi agli estremi opposti dell’energia “giudizio”… e infatti si sono incontrati per avere ciascuno l’esperienza a lui utile.
Se ci siamo sentiti molte volte criticati, imbarazzati, inadeguati o sotto esame… è perché abbiamo giudizio dentro di noi, e quel giudizio interiore il mondo ce lo riflette… per darci l’opportunità di notarlo e di scioglierlo, passando così dal giudizio (sé diviso, visione egoica dell’esistenza) all’accettazione-amore (sé integro, visione unitaria dell’esistenza).
Come sempre, la crescita personale, a volerla vedere per bene, è semplice e chiara.
E, come sempre, vi sono opportunità di crescita ed evoluzione ovunque.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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