Oggi parliamo delle due vie per l’illuminazione… in modo sintetico e semplice, come è sempre nostra abitudine.
Nonostante, in varie tradizioni evolutivo-esoterico-spirituali siano stati individuati diversi percorsi per il risveglio (diversi tipi di yoga, diversi cammini, diversi tipi di meditazione), in essenza vi sono due strade per ottenere l’illuminazione, il risveglio, entrambe esemplificate con chiarezza da casi storici (che non prendiamo in esame per non essere troppo lunghi e dispersivi).
La prima via è la via della rinuncia, la seconda via è la via della pienezza.
Vediamole una dopo l’altra, per quanto in modo sintetico.
1. LA PRIMA VIA PER L’ILLUMINAZIONE: LA VIA DELLA RINUNCIA.
Nella via della rinuncia, l’essere umano tende a ritirarsi man mano dal mondo: i bisogni sensoriali diminuiscono, i bisogni relazionali diminuiscono, sparisce ogni tipo di attaccamento e di aspettativa.
L’ego, ugualmente, man mano diminuisce… fino a scomparire.
Questa è la via tradizionale degli asceti, dei rinuncianti, dei monaci e degli eremiti che si ritirano a fare vita di preghiera e di raccoglimento, allo scopo per l’appunto di depotenziare e di sconfiggere l’ego.
2. LA SECONDA VIA PER L’ILLUMINAZIONE: LA VIA DELLA PIENEZZA.
Nella via della pienezza, viceversa, il percorso è quasi opposto, almeno sulla carta: il praticante spirituale non si ritira dal mondo, ma anzi vi vive immerso. Più che meditare isolato da qualche parte nella natura, contempla l’esistenza, compresa la genia umana, e vi partecipa attivamente: non ritiro e meditazione, dunque, ma contemplazione, accettazione, compassione e amore.
Questa è una via più adatta all’uomo occidentale: non rinuncia, ma amore e partecipazione.
Qua la persona, più che sentirsi sparire (l’ego che se ne va man mano), si sente espandere (la persona si espande man mano).
3. DUE VIE, IL MEDESIMO PUNTO D’ARRIVO.
Col primo percorso, l’ego sparisce (naturalmente, dopo un lungo percorso) e rimane il Tutto, il Divino.
Col secondo percorso, l’ego personale si espande (anche qui, dopo un lungo percorso), finendo per coincidere conl Tutto, col Divino, passando così dalla piccola mente alla grande Mente Universale, ossia la Coscienza Cosmica.
Prima via: io sparisco e rimane il Tutto.
Seconda via: io mi espando e divento il Tutto.
4. I RISCHI DELLE DUE VIE.
Se il punto d’arrivo è il medesimo, i sentieri sono assai differenti, quasi agli antipodi. Ciò significa che ciascuno dei due ha i suoi punti critici e i suoi rischi, e che ognuno è adatto a un certo tipo di persone/anime.
Nella via della rinuncia il rischio è quello di idolatrare Dio, per quanto l’espressione possa sembrare ad alcuni paradossale… ossia di perdersi nelle religioni, nei dogmi, nei formalismi rituali, nelle antiche scritture, senza andare all’essenza delle cose. Non basta diventare eremiti per risvegliarsi: molti si sono semplicemente allontanati dal mondo, e magari dalle loro responsabilità personali (fatto che produrrà conseguenze karmiche), senza aver ottenuto alcunché in termini spirituali-coscienziali.
Il rischio ulteriore è quello di divenire aridi, freddi, poco compassionevoli e poco interessati alle altre creature, umane e non umane.
Nella via della pienezza il rischio è quello opposto: idolatrare il mondo, con tutte le sue distrazioni. Il Creato va amato, perché si è compreso che è l’incarnazione del Divino (il suo corpo, potremmo dire), ma non bisogna perdersi in esso, come difatti hanno ammonito tutti i maestri di tutti i tempi.
Contemplazione significa vedere la bellezza, e quindi amare ciò che si vede, senza alcuna necessità di possesso: anzi, non si desidera possedere, ma aiutare.
Siamo molto vicini alla devozione, per usare un’altra parola.
Come detto, delle due strade, quella più adatta al grosso dell’umanità attuale, soprattutto l’umanità occidentale, è la seconda, per quanto ogni persona deve valutare per sé.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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