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Il vero viandante non si lamenta mai

22 Apr 2017 | Esistenza, Evoluzione personale, Lamentela, Spiritualità, Top 20

Il vero viandante non si lamenta maiIl vero viandante non si lamenta mai, e anzi esulta qualsiasi cosa gli capiti.
Questo vale anche e soprattutto quando gli capita qualcosa di “brutto”.

Che la sua personalità-ego classifica come brutto, ovviamente, ma che il suo già presente collegamento con l’anima gli dice non essere affatto brutto in modo oggettivo, ma anzi – tutto il contrario – essere quanto di più prezioso gli possa capitare… e che tra l’altro si è scelta la stessa anima con fini evolutivi, quindi non c’è proprio nulla di cui lamentarsi e nessuno con cui prendersela.

1. L’UOMO COMUNE SI LAMENTA DELLE “INGIUSTIZIE”.

Faccio notare che qua si parla di cose anche pesanti, quelle per cui l’uomo comune, l’uomo ordinario, per l’appunto si lamenta…

… ed egli è ordinario proprio per questo motivo: perché non vede in tali cose né bellezza, né possibilità evolutive, ma vi vede solo la sua emozione bassa, che sia paura, o rabbia, o gelosia (d’altronde, ognuno vede le cose in ragione della sua realizzazione interiore già conquistata).

2. IL VIANDANTE SPIRITUALE VEDE LA PERFEZIONE IN ATTO.

Invece il vero Viandante (ossia colui che è davvero in cammino, ossia in un cammino consapevole), il vero Mago (ossia l’uomo che ha cominciato il percorso tarotico di elevazione), il vero Alchimista (ossia colui che si è preso carico delle sue energie interiori allo scopo di trasmutarle), quando si trova davanti una delle sue energie basse, sarebbe a dire uno qualsiasi dei suoi figli non ancora riconosciuti e riportati a casa, non solo non si lamenta di quanto gli è successo – le cose che l’uomo ordinario ritiene infantilmente essergli successe per mero caso – ma piuttosto esulta, perché gli è stato offerto dell’altro piombo da trasformare in oro.

O, se volete metterla su un piano più prosaico, gli è stato fatto notare dove deve intervenire e cosa deve fare.

3. IL PROCESSO DI ELEVAZIONE/SANTIFICAZIONE.

E il cosa occorre fare è sempre lo stesso: elevare-sacrificare-santificare le proprie emozioni-energie basse, portandole al loro livello superiore.

Il tutto, riconducendolo ai minimi termini, si riduce nell’elevazione dalla paura (di morire di fame, di essere abbandonati, di essere soli, di non essere all’altezza, etc) all’amore (per l’esistenza intera).
Questo è il grande passaggio che siamo chiamati a fare e che, nel loro piccolo, i vari eventi difficili ci incoraggiano a fare… giacché non abbiamo avuto il buon senso di compiere tale passaggio prima per conto nostro.

È un po’ come dire che non siamo andati volontari all’interrogazione e che l’insegnante ci ha chiamati lui a un certo punto. Quando voleva lui e non quando volevamo noi come personalità refrattarie all’interrogazione stessa.

Siamo pronti? Non siamo pronti?

4. CHI È PRONTO PER PROCEDERE OLTRE?

Siamo pronti nella misura in cui riusciamo ad effettuare un certo passaggio-trasmutazione in modo indolore, e non siamo pronti invece quando soffriamo…
… giacché, occorre ricordare anche questo, la sofferenza è sempre nostra, ce la mette sempre il nostro ego: è l’ego a creare qualsiasi dramma dell’esistenza, a non accettare “ciò che è” e ad agitarsi per cambiarlo in “ciò che dovrebbe essere secondo lui”. Con tutti i giudizi e i drammi che ne seguono, per l’appunto.

Quando gli “capita” qualcosa di “brutto”, dunque, l’ego si lamenta, sbraita e sbatte le mani sull’acqua, anziché arrendersi alla forza della corrente-esistenza e lasciarsi trasportare da essa.
E quando il mago si rende conto di ciò, perlomeno concettualmente se non ancora come realizzazione interiore, smette di lamentarsi e inizia ad esultare alle prime avvisaglie di gelosia, di paura, di solitudine, etc.

Il passaggio dall’uomo comune-egoico al mago-alchimista è il passaggio più importante tra tutti, perché ci trasforma in viandanti… o comunque in viandanti consapevoli, visto che tutti sono chiamati a questo viaggio, che già lo sappiano o che ancora non lo sappiano.

E se sai che stai compiendo un viaggio, beh, è molto più facile e anche piacevole compierlo.

Fosco Del Nero

 

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