“Quando l’allievo è pronto, il maestro arriva”, recita il noto detto, che molti, nell’ambito della spiritualità, sono lieti di postare nelle loro bacheche di facebook.
Tuttavia, se va di moda dirlo (almeno in certi ambienti, e siamo già passi avanti rispetto all’uomo della strada), va meno di moda trarre in pieno le conseguenze del suddetto principio esistenziale, perché spesso sono conseguenze non facili.
Difatti, si tende a pensare a tale principio in senso eminentemente letterale-fisico, ossia quello di qualcuno che arriva nella propria vita per dirti qualcosa che è importante che tu sappia in un certo momento. L’allievo è pronto, e per l’appunto arriva il maestro a dirgli qualcosa.
1. CI SONO MAESTRI E MAESTRI.
A questo riguardo intanto preciso due cose:
– occhio ai “maestri” privi di consapevolezza e centratura interiore: il fatto di essere insegnanti di yoga o di avere aperto un centro olistico o di scrivere dei libri non fa di una persona un maestro e non gli eleva in automatico presenza e realizzazione interiore,
– un maestro vero e proprio, che sia in carne e ossa o che venga in altri modi (visioni, meditazione, etc), giunge solo a un certo punto del proprio percorso di crescita, ossia quando si è raggiunto un certo livello evolutivo… prima bisogna camminare per conto proprio, aiutati comunque dalla vita, che è la prima maestra, e dalla propria voce interiore, che è la seconda maestra (il problema è che spesso siamo sordi ad entrambe).
2. NON INSEGNANO SOLAMENTE LE PERSONE.
Ma torniamo a noi: se alcuni applicano il suddetto principio solo in senso letterale, altri arrivano ad applicarlo ad altri ambiti, meno “solidi”: il libro che arriva al momento giusto, il corso che arriva al momento giusto, l’evento che arriva al momento giusto…
… mentre altri arrivano ad applicare il principio anche a cose più difficili, ma comunque esse stesse “maestre”, visto che rientrano nella categoria della “vita”: le malattie, i licenziamenti, gli abbandoni, e così via.
E non c’è mai inganno, e non c’è mai dubbio: quando una cosa arriva, è perché siamo pronti a riceverla, ossia siamo pronti ad acquisire l’insegnamento che c’è dentro di essa, che sia facile o difficile.
3. L’EVENTO CHE CI CAPITA È IL MAESTRO CHE CI SERVE.
Ossia, per dirla in altri termini, quell’evento è il cuscino di meditazione che la vita ci porge quando è l’ora di sedervisi sopra ed aumentare la nostra consapevolezza a riguardo. Quindi: quando l’allievo è pronto, arriva il maestro, per l’appunto.
Fin qui tutto piuttosto tranquillo, tanto che credo nessuno abbia problemi ad accettare quanto detto.
Ora però portiamo il medesimo principio a casi più estremi, ma comunque sempre applicazione di quanto detto.
Il principio del maestro-allievo vale anche per le condizioni fisiche invalidanti, che siano limiti definitivi o malattie temporanee, le quali, se ci sono, ci sono per un motivo.
Nell’esistenza difatti tutto ha un senso, e nulla succede a caso: “Nemmeno uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia”, disse Gesù.
4. ANCHE LE MALATTIE SONO NOSTRE INSEGNANTI.
Ciò vale dunque per tutto, dalle malattie lievi o temporanee a quelle pesanti o definitive, dai problemi di vista alle difficoltà motorie, dall’impotenza all’intolleranza alle fragole, fino all’intolleranza alla luce solare… ed è tutto evolutivo.
Tutti questi limiti fisici rappresentano dei blocchi energetici alla base.
Quando il blocco energetico (ossia sottile, ossia spirituale) verrà meno, verrà meno anche il limite fisico, e a quel punto la persona sarà pronta, sarà allieva, e quindi potrà arrivare il maestro per l’energia fino a quel momento bloccata.
Per fare degli esempi semplici: chi rimuove il blocco energetico-intolleranza di un cibo, potrà da quel momento acquisire l’energia di quel cibo, fino a quel momento preclusagli.
Chi rimuove il blocco energetico a un organo, sarà pronto per l’energia di quell’organo, fino a quel momento bloccata.
Chi risolve la sua intolleranza alla luce solare, potrà accogliere con maggior pienezza l’energia del sole… e così via per tutto.
5. L'”INTOLLERANZA” CI RIVELA IL NOSTRO BLOCCO.
Il che vuol dire anche che, se esistono procedimenti ideali per l’essere umano ideale (ossia privo di blocchi energetici), dal cibo alle pratiche fisiche, è pure vero che non esiste una condotta universalmente adatta a tutti, proprio perché ognuno ha i blocchi energetici che ha in un dato momento, e quindi è pronto per le energie e per gli apprendimenti per cui è pronto, e non per gli altri.
E forzarlo a certe cose solo perché quelle sarebbero l’optimum per l’essere umano ideale è un non senso, e rivela scarsa conoscenza dei principi dell’esistenza, oltre che scarso rispetto per la persona.
Un altro modo per dirlo è che ognuno sta facendo il suo percorso, che è unico e irripetibile… ma che l’orizzonte, la destinazione finale, è la medesima per tutti.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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