Tuttavia, se va di moda dirlo (almeno in certi ambienti, e siamo già passi avanti rispetto all’uomo della strada), va meno di moda trarre in pieno le conseguenze del suddetto principio esistenziale, perché spesso sono conseguenze non facili.
Difatti, si tende a pensare a tale principio in senso eminentemente letterale-fisico, ossia quello di qualcuno che arriva nella propria vita per dirti qualcosa che è importante che tu sappia in un certo momento. L’allievo è pronto, e per l’appunto arriva il maestro a dirgli qualcosa.
E a questo riguardo intanto preciso due cose:
– occhio ai maestri privi di consapevolezza e centratura interiore: il fatto di essere insegnanti di yoga o di avere aperto un centro olistico o di scrivere dei libri non fa di una persona un maestro e non gli eleva in automatico presenza e realizzazione interiore,
– un maestro vero e proprio, che sia in carne ed ossa o che venga in altri modi (sogno, meditazione, etc), giunge solo a un certo punto del proprio percorso di crescita, ossia quando si è raggiunto un certo livello evolutivo… prima bisogna camminare per conto proprio, aiutati comunque dalla vita, che è la prima maestra, e dalla propria voce interiore, che è la seconda maestra (il problema è che spesso siamo sordi ad entrambe).
Ma torniamo a noi: se alcuni applicano il suddetto principio solo in senso letterale, altri arrivano ad applicarlo ad altri ambiti, meno “solidi”: il libro che arriva al momento giusto, il corso che arriva al momento giusto, l’evento che arriva al momento giusto…
… mentre altri arrivano ad applicare il principio anche a cose più difficili, ma comunque esse stesse “maestre”, visto che rientrano nella categoria della “vita”: le malattie, i licenziamenti, gli abbandoni, e così via.
E non c’è mai inganno, e non c’è mai dubbio: quando una cosa arriva, è perché siamo pronti a riceverla, ossia siamo pronti ad acquisire l’insegnamento che c’è dentro di essa, che sia facile o difficile.
Ossia, per dirla in altri termini, quell’evento è il cuscino di meditazione che la vita ci porge quando è l’ora di sedervisi sopra ed aumentare la nostra consapevolezza a riguardo. Quindi: quando l’allievo è pronto, arriva il maestro, per l’appunto.
Fin qui tutto piuttosto tranquillo, tanto che credo nessuno abbia problemi ad accettare quanto detto.
Ora però portiamo il medesimo principio a casi più estremi, ma comunque sempre applicazione di quanto detto.
Il principio del maestro-allievo vale anche per le condizioni fisiche invalidanti, che siano limiti definitivi o malattie temporanee, le quali, se ci sono, ci sono per un motivo.
Nell’esistenza difatti tutto ha un senso, e nulla succede a caso: “Nemmeno uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia”, disse Gesù.
Ciò vale dunque per tutto, dalle malattie lievi o temporanee a quelle pesanti o definitive, dai problemi di vista alle difficoltà motorie, dall’impotenza all’intolleranza alle fragole, fino all’intolleranza alla luce solare… ed è tutto evolutivo.
Tutti questi limiti fisici rappresentano dei blocchi energetici alla base.
Quando il blocco energetico (ossia sottile, ossia spirituale) verrà meno, verrà meno anche il limite fisico, e a quel punto la persona sarà pronta, sarà allieva, e quindi potrà arrivare il maestro per l’energia fino a quel momento bloccata.
Per fare degli esempi semplici: chi rimuove il blocco energetico-intolleranza di un cibo, potrà da quel momento acquisire l’energia di quel cibo, fino a quel momento preclusagli.
Chi rimuove il blocco energetico a un organo, sarà pronto per l’energia di quell’organo, fino a quel momento bloccata.
Chi risolve la sua intolleranza alla luce solare, potrà accogliere con maggior pienezza l’energia del sole… e così via per tutto.
Il che vuol dire anche che, se esistono procedimenti ideali per l’essere umano ideale (ossia privo di blocchi energetici), dal cibo alle pratiche fisiche, è pure vero che non esiste una condotta universalmente adatta a tutti, proprio perché ognuno ha i blocchi energetici che ha in un dato momento, e quindi è pronto per le energie e per gli apprendimenti per cui è pronto, e non per gli altri.
E forzarlo a certe cose solo perché quelle sarebbero l’optimum per l’essere umano ideale è un non senso, e rivela scarsa conoscenza dei principi dell’esistenza, oltre che scarso rispetto per la persona.
Un altro modo per dirlo è che ognuno sta facendo il suo percorso, che è unico e irripetibile… ma che l’orizzonte, la destinazione finale, è la medesima per tutti.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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