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Preferisco affidarmi al mio sentire

12 Dic 2015 | Anima, Evoluzione personale, Intuizione

Preferisco affidarmi al mio sentireL’articolo di oggi è un po’ delicato, sia perché tratta di un equilibrio delicato (“il mio sentire” e dintorni, ossia convinzioni e desideri egoici), sia perché, ne sono certo, alcune persone se ne sentiranno urtate e avranno difficoltà ad accettarlo (proprio perché va a toccare un punto debole dell’ego).

Ecco in breve il caso in questione, che poi corrisponde a un’obiezione che ogni tanto sento in relazione agli insegnamenti di grandi maestri del passato, che si tratti di Gesù o di Yogananda: “anche se lui ha detto così, io sento diversamente e preferisco affidarmi al mio sentire”.

Ora, io sono il più grande sostenitore di sensazioni e intuizione personale, e anzi incoraggio le persone a coltivare il contatto con la propria voce interiore, ciò che è la strada verso la maestria e la consapevolezza.

1. “IL MIO SENTIRE”: LA TRAPPOLA PIÙ GRANDE.

Il punto però è proprio questo: se non si è già al livello della maestria, se non si possiede già un livello di consapevolezza da risvegliato, sarebbe viceversa una buona idea avere fiducia nelle parole di chi quel livello lo ha conquistato.

Ricordate, difatti, che sensazioni e intuizioni sono commisurati al livello evolutivo di chi le esperisce, sono fattori discendenti dalla consapevolezza raggiunta dalla singola persona…
… e le persone, salvo casi eccezionali, non hanno una consapevolezza da maestro (e chi ce l’ha, per dirlo chiaramente, è difficile che stia leggendo questo articolo, per vari motivi).

2. “IL MIO SENTIRE”: SENSAZIONI PERSONALI DA UN LATO, INSEGNAMENTI DEI MAESTRI DALL’ALTRO LATO.

Altra cosa da ricordare: le sensazioni interiori delle singole persone sono finalizzate agli apprendimenti che sono loro necessari, ossia a ciò che manca loro dal punto di vista evolutivo. Mentre, al contrario, gli insegnamenti dei maestri discendono da un livello già elevato di consapevolezza.

La domanda dunque è: pensate di saperne più di loro, più dei vari Gesù, Buddha, Yogananda, Sri Ramakrishna, Ananda Moyi Ma, etc?
È una domanda che vale davvero la pena porsi, perché molti si comportano proprio come se fosse così, proprio come se “loro ne sapessero di più”, magari semplicemente per evitare di porsi delle domande scomode o di dover intraprendere cammini ugualmente non facili (alla fine la strada larga ha sempre molti più ammiratori di quella stretta).

3. “IL MIO SENTIRE”: LA FRASE PREFERITA NEL MONDO NEW AGE.

Ve lo dico con grande franchezza: questa (“Preferisco affidarmi al mio sentire”) è una frase che normalmente sento dire da persone il cui livello di consapevolezza non è particolarmente pronunciato, e in cui anzi alberga un certo “infantilismo spirituale”, se vogliamo dir così.

Poi, per carità, tutte le strade portano non a Roma, ma a Dio (inteso ovviamente non come Dio-persona, ma come Dio-Esistenza-Essenza divina), e anche le sensazioni e le convinzioni individuali, se seguite, ci dirigono senza dubbio agli apprendimenti spirituali che ci mancano, perché l’Esistenza funziona così e perché questa è l’unica cosa sicura.

4. “IL MIO SENTIRE”: RICONOSCERE LA SAGGEZZA DI CHI È PIÙ AVANTI DI NOI.

Il punto è che seguire la saggezza e la luce di chi è più avanti di noi, se abbiamo una dose sufficiente di fiducia e determinazione, ci fa risparmiare tempo e sofferenze verso i medesimi apprendimenti, e anche questo è un meccanismo dell’Esistenza… che però si può cogliere solo avendo le qualità di base suddette, che vale la pena avere perché, anche se la via sembra apparentemente più scomoda, è invece infinitamente più scorrevole di quella lenta e sofferente del miope cammino “individuale”, con convinzioni e sensazioni ugualmente miopi.

Tenete sempre presente che è tutto sempre perfettamente commisurato, e che l’Esistenza segue le vibrazioni e le energie, senza inventarsi nulla.

5. “IL MIO SENTIRE”: STA PARLANDO L’ANIMA O STA PARLANDO LA PERSONALITÀ?

Per tornare a noi, e per riassumere: spesso il “proprio sentire” è una scusa per non intraprendere il sentiero stretto, quello indicato da chi ha raggiunto un livello di consapevolezza superiore, sentiero che è sì stretto ma è diretto, e porta ai vari traguardi molto prima di quello contorto e labirintico delle sensazioni della personalità.

Alla fine la questione è tutto qui: mi sta parlando l’Anima o mi sta parlando la personalità?
E sono davvero poche, ve lo dico chiaramente, le persone che sanno distinguere tra le due cose, anche nell’“ambiente spirituale”.

La vera umiltà non consiste nel prostrarsi-umiliarsi di fronte agli altri (ciò che è evidentemente cosa dell’ego, sia che ci si alzi sia che ci si abbassi), ma nel sapere a quale punto del percorso si è. Nonché, come ovvia conseguenza, nell’ascoltare chi è più avanti e nell’aiutare chi è più indietro.

Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce

 

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