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Esperienze di vita o esperienze interne?

7 Mar 2013 | Crescita personale, Esistenza

Esperienze di vita o esperienze interne?Un luogo comune recita che nella vita occorra fare esperienze “reali”, esperienze di vita “vera”, e che altri tipi di esperienze, per esempio riflessioni mentali, oppure partecipazioni emotive a film o libri o altro, non valgano minimamente il confronto.

Certamente, qualcosa di vero in questa idea c’è, nel senso che niente come l’esperienza diretta ti fa fare, per l’appunto, esperienza…
In questo senso, dunque, il mondo reale batterebbe nettamente il mondo mentale (o mondo interno, che dir si voglia).

Tuttavia, va anche detto che fare esperienze solo fuori può portare a un dinamismo sfrenato, privo di quella componente interna che alla fine della fiera è quella che ti fa maturare la vera esperienza-saggezza.

1. I LIBRI COME INSEGNANTI SPIRITUALI.

A favore dell’esperienza interna, e dei libri come utile mezzo di consapevolezza, Paramhansa Yogananda, il grande maestro spirituale indiano, diceva che i buoni libri sono i nostri amici più preziosi, benché silenziosi.  —> LINK

Un elogio dei libri, dunque, che addirittura vengono definiti come i propri “migliori amici”.
In effetti, forse forse sarebbe meglio, a livello di vibrazione energetica, stare in compagnia, tramite libro, di un Osho o di un Yogananda, piuttosto che di una persona “meno risvegliata” dal vivo.

Anche se è proprio la nostra ricerca del divino che ci spinge alla ricerca della compagnia degli altri. Fino a che non percepiremo con forza la nostra divinità, infatti, ricercheremo all’esterno qualcosa o qualcuno per completarci…

2. LA SOLITUDINE COME STRUMENTO EVOLUTIVO.

… non a caso, lo stesso Yogananda consigliava la solitudine come mezzo indispensabile per raggiungere la divinità, laddove con raggiungere si intende “sentire”, visto che Dio è ovunque, dentro di noi e intorno a noi. Anche nei tasti della tastiera che sto premendo ora.  —> LINK

Dall’altro lato della bilancia, invece (dall’altro solo apparentemente, come sto cercando di evidenziare in questo articolo), Krishnamurti sosteneva che i libri sono certamente utili come spunto iniziale, ma poi le cose vanno messe in pratica, poi dobbiamo camminare da soli.  —> LINK

3. L’EQUILIBRIO TRA SAPERE ED ESSERE.

Va da sé che va ricercato un equilibro: Gurdjieff dal canto suo sosteneva che sapere ed essere devono proseguire appaiati, assieme, e che se prelave uno dei due si crea inevitabilmente uno squilibrio nel progresso spirituale della persona.   —> LINK

L’ideale, il traguardo verso cui dobbiamo tendere, è far coincidere le due cose, ossia portare il sapere nell’essere quotidiano, portare la nostra presenza nel qui e ora.

4. MEDITAZIONE E PRESENZA.

Maestri come Osho o Sri Ramana Maharishi, difatti, affermavano che tutto deve essere meditazione, e che la meditazione intesa come pratica giornaliera, che sia di 10 minuti o di 2 ore al giorno, è una cosa da novizi spirituali. Dovremmo dunque essere in meditazione, essere nel qui e ora, avere presenza e consapevolezza, sempre e ovunque.  —> LINK

In questo senso, la dicotomia tra esperienza esterna ed esperienza interna decade, e ogni evento, letteralmente ogni cosa può essere fonte di bellezza e di meditazione: dal rumore del vento all’ondeggiare del fiore, dal preparare la cena a giocare a un videogioco.

5. ESPERIENZE ESTERIORI COME OCCASIONI EVOLUTIVE.

Per fare un esempio terra terra, da poco ho giocato a un videogioco bellissimo, Journey, che come recita il nome è un viaggio, dal forte sapore meditativo nel suo incedere e spirituale nella sua natura ciclica.
Anche quella è stata un’esperienza meditativa, e anche lì c’era un messaggio importante; nella fattispecie, il fatto che l’obiettivo della vita è il viaggio stesso, non la meta.

E questo mi riporta alla mente il sottotitolo di un libro che lessi da adolescente, e che mi rimase impresso. Il libro era Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, mentre il sottotitolo e messaggio di fondo era “Viaggiare è meglio che arrivare”.  —> LINK

5. RESPIRAZIONE, VIAGGI E PERCORSI INDIVIDUALI.

Dunque, dobbiamo cercare di essere presenti e meditativi quanto più spesso possibile, e quanto più spesso possibile ricordarci che a ogni inspirazione stiamo inspirando Dio. Per far questo, non occorre né mettersi nella posizione del loto né fare un viaggio in Tibet… anche se il venire a contatto con certi posti ha una sua, grande utilità, e in questo, come per tutte le cose, dobbiamo ascoltare il richiamo della nostra anima.  —> LINK

E la nostra anima non ci sta chiedendo, a voler dirla tutta, né conoscenza, né esperienze di vita, che sono solo strumenti, due diversi percorsi, ma ci sta chiedendo bellezza, libertà e amore.  —> LINK

Detto ciò, ho concluso questo inconsueto articolo sinergico con la pagina facebook.
A presto, buona vita e buoni apprendimenti a tutti.

Fosco Del Nero

 

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