Questo articolo possiede una duplice natura: da un lato è un omaggio a Franco Battiato (il più importante cantautore italiano di sempre in quanto a contenuti dei testi), dall’altro è un contributo al percorso interiore di chi lo leggerà (che sia un mio lettore, un fan di Battiato giunto su questa pagina o qualcun altro).
L’articolo ripercorre la struttura di quello che ho dedicato ai Baustelle oramai dodici anni fa (come passa il tempo che non esiste): esso contiene un certo numero di canzoni selezionate, di cui sono riportati il testo, un mio commento e il link alla canzone stessa, in modo che la fruizione da parte del lettore sia la più completa possibile.
In più, dato il maggior numero di canzoni che stavolta ho preso in considerazione, mi sono preso la libertà/briga/onore/onere di suddividerle in quattro gruppi tematici e progressivi:
– Gruppo 1 – Il mondo e le sue illusioni,
– Gruppo 2 – La soglia del risveglio,
– Gruppo 3 – L’amore come via evolutiva e trasformativa,
– Gruppo 4 – Oltre il velo: conoscenza e contemplazione.
Va da sé che la suddivisione in tali gruppi è arbitraria, come lo è anche l’inserimento di certe canzoni in un contenitore piuttosto che in un altro. Per simmetria, tra l’altro, mi sono imposto di inserire lo stesso numero di pezzi nei vari gruppi, per cui è possibile qualche forzatura e certamente qualche parere differente. L’ordine delle canzoni interno ai gruppi non è casuale, ma segue un criterio di progresso interno al singolo gruppo.
Prima di procedere con le canzoni, una premessa di genere personale: Battiato, fin da ragazzino, è sempre stato uno dei miei cantautori/personaggi preferiti, tuttavia più per istinto indiretto che per conoscenza diretta. Per lui è valso lo stesso discorso che feci con O.M. Aivanhov: ero sicuro che mi sarebbe piaciuto, giacché c’era chiaramente una vibrazione in comune, per cui sulle prime non l’ho affrontato sinora, pur conoscendo un certo numero di canzoni. In dettaglio, tutte quelle del cd Gommalacca, uscito quando ero ragazzo e che avevo a casa, tutti i classici (Centro di gravità permanente, Cuccurucuccù, L’era del cinghiale bianco, Bandiera bianca), più qualche canzone sparsa (Tutto l’universo obbedisce all’amore, La cura, Medievale, I treni di Tozeur, Gesualdo da Venosa). Fine.
Tutte le altre presenti in questo articolo le ho conosciute adesso, informandomi sui pezzi più “interiori” di Battiato e ascoltando tante sue canzoni. Ho studiato prima ciò che lui stesso ha studiato e suggerito tramite il suo lavoro, che non le sue canzoni… e lui stesso sarebbe certamente stato felice di ciò.
Tra parentesi ho indicato anche l’anno di uscita della canzone: curiosamente, ma neanche tanto, il primo gruppo contiene canzoni tendenzialmente più risalenti, mentre le più recenti stazionano soprattutto negli ultimi due gruppi (specie nell’ultimo, quello più evoluto/elevato). Niente di strano: Battiato col tempo ha fatto passi interiori in avanti e le sue canzoni più recenti rispecchiano una consapevolezza che non aveva da giovane; nella fase giovanile invece si distinguevano canzoni più dinamiche e di rottura/distanziamento dalla società di allora… tra l’altro anticipando le dinamiche dei decenni futuri (in alcuni casi, in modo imbarazzante per i tempi contemporanei). Come sempre, la consapevolezza porta a una visione assai più ampia e comprensiva della media.
A proposito, se ho sbagliato qualche elemento (come anni, link o altri dettagli), se avete delle altre canzoni da suggerire o qualche considerazione in merito all’articolo, scrivete pure nei commenti.
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Gruppo 1 – Il mondo e le sue illusioni
Il primo gruppo di canzoni rappresenta l’illusione della materia, l’identità e la società, l’inganno dell’ego, la cultura di massa, la prigionia materiale… e la destabilizzazione/incertezza che tali fattori portano inevitabilmente con sé presso tutto il genere umano, comprese e anzi soprattutto le persone più sensibili che sentono una forte distonia a riguardo. Questo è il livello del sonno dell’anima e del prevalere della personalità.
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https://youtu.be/43e0Bv4P_3k?si=PPWjWo62SmdgKhwt
1. Franco Battiato – Cuccurucucù (1981)
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
Le serenate all’istituto magistrale
nell’ora di ginnastica o di religione.
Per carnevale suonavo sopra i carri in maschera,
avevo già la Luna e Urano nel leone.
Il mare nel cassetto, le mille bolle blu,
da quando sei andata via non esisto più.
Il mondo è grigio, il mondo è blu.
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
L’ira funesta dei profughi afgani
che dal confine si spostarono nell’Iran.
Cantami, o diva, dei pellerossa americani,
le gesta erotiche di squaw “Pelle di Luna”.
Le penne stilografiche con l’inchiostro blu,
la barba col rasoio elettrico non la faccio più.
Il mondo è grigio, il mondo è blu.
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
Lady Madonna, I can try
with a little help from my friends.
Oh goodbye Ruby Tuesday,
come on baby let’s twist again.
Once upon the time
you dressed so fine, Mary,
Like just a woman,
like a rolling stone.
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
Cuccurucucù paloma,
aia-ia-iai cantava.
Lady Madonna, I can try
with a little help from my friends.
Oh goodbye, Ruby Tuesday,
come on baby, let’s twist again.
Once upon the time
you dressed so fine, Mary,
Like just a woman,
like a rolling stone.
Cuccurucucù è uno dei pezzi più famosi di Battiato… il che vuol dire che è anche uno di quelli più leggeri e meno esistenziali/profondi: alla massa, si sa, non piacciono profondità ed essenza. Il pezzo in questione, non per niente, apre il gruppo dedicato alla materia e alla leggerezza (in realtà pesantezza, ma ci siamo capiti) del mondo terreno, con le sue distrazioni, i suoi intrattenimenti e le sue delusioni, come in una sorta di collage frammentato della cultura pop di quel periodo.
La canzone non fa altro che elencare alcune cose del mondo/società, in una sorta di accumulazione di stimoli: la scuola, le guerre, il sesso, l’apparenza, persino il farsi la barba. Tra le righe, è indicata la visione dell’ego/personalità: una personalità vede il mondo grigio, un’altra lo vede blu… perché ancora non c’è il famoso centro di gravità permanente.
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https://youtu.be/fXnYQzD5EXY?si=WdmH26SRZ6gyMKPD
2. Franco Battiato – Magic shop (1979)
C’è chi parte con un raga della sera
e finisce per cantare la paloma.
E giorni di digiuno e di silenzio
per fare i cori nelle messe tipo Amanda Lear.
Vuoi vedere che l’età dell’oro
era appena l’ombra di Wall Street?
La falce non fa più pensare al grano,
il grano invece fa pensare ai soldi.
E più si cresce e più mestieri nuovi,
gli artisti pop, i manifesti ai muri.
I mantra e gli “Hare hare” a mille lire,
l’esoterismo di René Guénon.
Una signora vende corpi astrali,
i Buddha vanno sopra i comodini.
Deduco da una frase del Vangelo
che è meglio un imbianchino di Le Corbusier.
Eterna è tutta l’arte dei musei,
carine le piramidi d’Egitto.
Un po’ naif i lama tibetani,
lucidi e geniali i giornalisti.
Supermercati coi reparti sacri,
che vendono gli incensi di Dior.
Rubriche aperte sui peli del Papa.
In Magic shop Battiato evidenzia gli inizi di quel fenomeno che si sarebbe ampliato a dismisura nei decenni successivi, sino a oggi: la mercificazione/popolarizzazione di spiritualità ed esoterismo, il santo/sacro svilito a oggetti di consumo… comprensivo di truffe/inganni correlati. Così, c’è chi vende corpi astrali e chi interpreta i Vangeli a casaccio, come vi sono reparti spirituali nei supermercati e incensi “di marca”, in una sorta di livellamento collettivo verso il basso, anche di ciò che per sua natura sarebbe alto.
Tutto ciò, per quanto sconveniente agli occhi degli spiritualisti di prima battuta, è in verità perfettamente coerente con i tempi: quando aumenta la “richiesta spirituale”, aumenta anche l’offerta, sui tanti livelli ora coinvolti, dal vero guru al truffatore. Sarà sempre più così, sia perché i tempi di crisi sociale portano a un aumento di tale richiesta, sia perché la vibrazione del pianeta Terra e del sistema solare sta lentamente aumentando.
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https://youtu.be/MSgcdlUi3yw?si=aPuQUFkNddc-UsVA
3. Franco Battiato – Strani giorni (1996)
In 1945 I came to this planet.Ascoltavo ieri sera un cantante, uno dei tanti,e avevo gli occhi gonfi di stupore (I’ve seen many things in this part of the world)nel sentire “il cielo azzurro appare limpido e regale” (Let me tell you something).Il cielo a volte, invece, ha qualche cosa d’infernale.
Strani giorni,viviamo strani giorni.
Cantava (Life can be short or long).Sento un rumore di swing provenire dal Neolitico (It depends),dall’Olocene (Where you go at night).Sento il suono di un violino (Alone and walking alone through the grey Sunday streets)e mi circondano l’alba (Looking for someone)e il mattino (The place was clean, well lit).Chissà com’erano allora (I went in and I said, I suppose I said)il Rio delle Amazzoni (Whisky, please)ed Alessandria la grande (The place was clean well lit)e le preghiere e l’amore? (Two men in a corner were waiting)Chissà com’era il colore? (I saw it from their hands)You look at the hands, not at the face,if you want to stay out of trouble.
Mi lambivano suoni che coprirono rabbie e vendettedi uomini con clavema anche battaglie e massacri di uomini civili (Looking for someone).L’Uomo Neozoico dell’Era Quaternaria (Where you go at night).
Strani giorni (Strange days),viviamo strani giorni (I lived through strange days).
Nella voce di un cantante si rispecchia il sole,ogni amata, ogni amante.
Strani giorni,viviamo strani giorni.
I’ve fallen into reverie.
I dreamed a vague outline.
The whisky flowed,
sending me into the past.
Action roll the cameras,
here comes a lighting tour of my life.
The two in the corner didn’t say a word.
Strani giorni è un altro brano che evidenzia la stranezza/follia dei tempi recenti, tanto che per contrasto l’autore si domanda come erano le cose in tempi più antichi e animicamente più sani (i tempi precedenti alla civiltà attuale che la storiografia ufficiale non ha ancora ammesso, nonostante le sempre più evidenti prove in tal senso): allora com’era l’amore? Com’erano le preghiere? E com’erano i colori della vita?
Com’è cambiato l’io umano tra le varie epoche, dal Neolitico all’Olocene, sino al Quaternario? Da dove siamo venuti e, per converso, dove stiamo andando in questi tempi che sono strani proprio perché l’essere umano è decentrato, non integro, fuori asse rispetto a come potrebbe e dovrebbe essere?
La domanda che si pone questa canzone è quella che si sono posti tutti i ricercatori spirituali alle prese con le follie e le contraddizioni dell’umanità attuale (alcune spontanee, riflesso della coscienza collettiva; alcune indotte da certi poteri), la quale vive un periodo di spaesamento e una perdita di orientamento molto forti.
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https://youtu.be/wzdFVjy2_QI?si=TCYViYK15DnG2thT
4. Franco Battiato – L’animale (1985)
Vivere non è difficile potendo poi rinascere.Cambierei molte cose,
un po’ di leggerezza e di stupidità.Fingere, tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me,mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirtiche è meglio che sto solo.
Ma l’animale che mi porto dentronon mi fa vivere felice mai.Si prende tutto, anche il caffè,mi rende schiavo delle mie passioni.E non si arrende mai e non sa attenderee l’animale che mi porto dentro vuole te.
Dentro me segni di fuoco e l’acqua che li spegne.Se vuoi farli bruciare tu lasciali nell’ariaoppure sulla terra.
Ma l’animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai.
Si prende tutto, anche il caffè.
Mi rende schiavo delle mie passioni
e non si arrende mai e non sa attendere
e l’animale che mi porto dentro vuole te.
L’animale è un po’ il manifesto del primo gruppo, la sua versione di base: l’ego, l’animale psichico che sta dentro qualsiasi essere umano (non risvegliato) si prende tutto quanto, fino a che non lo si ferma: persino il caffè!
Ossia, vuole possedere, vuole godere, vuol dar sfogo alle passioni, vuole tutto e subito, non ha pazienza e non ha disciplina… che è il lato opposto della schiavitù egoica e ch’è l’alleata principale del percorso spirituale. L’animale/ego non vuole disciplina: vuole passioni, vuole schiavizzare l’anima, metterla a tacere. Questo naturalmente impedisce di essere felici.
Interessante inoltre notare che la canzone cita i quattro elementi: prima il fuoco e l’acqua (forse non a caso, visto che Battiato era Ariete cuspide Pesci, quindi fuoco e acqua, per l’appunto), poi l’aria e la terra.
Anche se la cosa più interessante è un’altra: il soggetto è ancora schiavo dell’animale… ma quantomeno lo vede. Questo è il primo passaggio per la salita di livello e di coscienza.
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https://youtu.be/pu9cpnG9ScA?si=8pHJMCzh5RXscERj
5. Franco Battiato – Shock in my town (1998)
Shock in my town, velvet underground.
Shock in my town, velvet underground.
Ho sentito urla di furore
di generazioni senza più passato,
di neo-primitivi.
Rozzi cibernetici signori degli anelli,
orgoglio dei manicomi.
Shock in my town, velvet underground.
Shock in my town, velvet underground.
Ho incontrato allucinazioni.
Stiamo diventando come degli insetti, simili agli insetti.
Nelle mie orbite si scontrano tribù di suburbani,
di aminoacidi.
Latenti shock (Shock addizionali, shock addizionali),
sveglia kundalini (Sveglia kundalini, sveglia kundalini),
per scappare via dalla paranoia,
mescalina (Come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male),
nel ritorno.
Shock in my town, velvet underground.
Shock in my town, velvet underground.
Latenti shock (Shock addizionali, shock addizionali),
sveglia kundalini (Sveglia kundalini, sveglia kundalini),
per scappare via dalla paranoia,
mescalina (Come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male),
nel ritorno.
In tale contesto di schiavitù indotta dall’ego e dalla società in cui si vive (la medesima società folle di Strani giorni/Povera patria/Bandiera bianca: “rozzi cibernetici signori degli anelli”, “orgoglio dei manicomi”), cosa serve all’essere umano? Serve uno shock di gurdjieffiana memoria, qualcosa che lo scuota e gli dia occasione di evolvere. Alcuni shock giungono spontaneamente per via dei tempi che si vivono (i cosiddetti shock accidentali) e che afferiscono all’umanità intera (o almeno a certe porzioni/popoli), mentre altri shock arrivano in aggiunta per via del percorso interiore cui si sottopone volontariamente la persona (shock addizionali).
Obiettivo: da “neo-primitivi” (con generazioni che si sono dimenticate da dove viene l’umanità, il suo passato e le sue lezioni) a spiriti risvegliati/ritornati.
Dettaglio interessante: Shock in my town nomina sia le lotte esteriori (“urla di furore”, “generazioni senza più passato”), sia le lotte interiori (“nelle mie orbite si scontrano tribù di suburbani, di aminoacidi”): i due conflitti si equivalgono e si corrispondono.
Altro dettaglio, in verità nemmeno un dettaglio: gli shock in questione sono occasioni evolutive che vanno integrate. Viceversa possono risultare distruttivi: sono scosse che possono sia risvegliare (kundalini che si risveglia) che uccidere (mescalina che finisce male).
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https://youtu.be/h2mqYdKUwXs?si=zaiBfL-n7_XQQ6nI
6. Franco Battiato – Povera patria (1991)
Povera patria,schiacciata dagli abusi del poteredi gente infame, che non sa cos’è il pudore.Si credono potenti e gli va bene
quello che fanno e tutto gli appartiene.
Tra i governantiquanti perfetti e inutili buffoni,
questo paese devastato dal dolore.Ma non vi danno un po’ di dispiacerequei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà.No, cambierà, forse cambierà.
Ma come scusarele iene negli stadi e quelle dei giornali?Nel fango affonda lo stivale dei maiali.Me ne vergogno un poco e mi fa malevedere un uomo come un animale.Non cambierà, non cambierà.Sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Si può sperare
che il mondo torni a quote più normali,
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature,
se avremo ancora un po’ da vivere.
La primavera intanto tarda ad arrivare.
Povera patria è una canzone fondamentale all’interno del primo gruppo, quello dedicato alla materia e alle sue illusioni: essa è infatti la struggente fotografia di un paese coscienzialmente/spiritualmente allo sbando e che come conseguenza genera truffatori, ingannatori e bestie in forma umana.
In tale quadro desolante, di disonesti e di buffoni al potere (politico e mediatico), si noti che Battiato chiama il paese nel modo in cui le forze oscure non desiderano che si chiami, “patria”, perché tale termine/concetto evoca un senso di appartenenza, un impegno civico, un’onestà di fondo, una sovranità d’animo e di governo ch’essi viceversa desiderano eliminare totalmente.
In tale quadro desolante, la primavera, che l’autore sa che dovrà per forza arrivare per via dei cicli delle ere energetiche, tarda ancora ad arrivare… ma prima o dopo arriverà.
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https://youtu.be/3x1cJtwFrkE?si=n6H28lAVlMxFwfR6
7. Franco Battiato – Bandiera bianca (1981)
Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare,rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare.Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà, il denaro.Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardarequei programmi demenziali con tribune elettorali.E avete voglia di mettervi profumi e deodoranti,siete come sabbie mobili tirate giù.C’è chi si mette degli occhiali da soleper avere più carisma e sintomatico mistero.Com’è difficile restare padrequando i figli crescono e le mamme imbiancano.Quante squallide figure che attraversano il paese,com’è misera la vita negli abusi di potere.
Sul ponte sventola bandiera bianca,sul ponte sventola bandiera bianca.Sul ponte sventola bandiera bianca,sul ponte sventola bandiera bianca.
A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata,a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie.Com’è difficile restare calmi e indifferentimentre tutti intorno fanno rumore.In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore.Ho sentito degli spari in una via del centro,quante stupide galline che si azzuffano per niente.Minima immoralia, minima immoralia.E sommersi soprattutto da immondizie musicali.
Sul ponte sventola bandiera bianca,sul ponte sventola bandiera bianca.Sul ponte sventola bandiera bianca,sul ponte sventola bandiera bianca.
Minima immoralia, minima immoralia…The end, my only friend, this is the end.
Sul ponte sventola bandiera bianca…
Bandiera bianca è una canzone musicalmente allegra, dai toni scanzonati e leggeri… e infatti è un’altra di quelle giunte alla massima notorietà. Essa si muove sulla scia concettuale di Povera patria: dinanzi a tale leggerezza/mancanza di spirito, dinanzi al materialismo di chi ignora la bellezza oggettiva (l’ascoltare musica classica, nel suo esempio) preferendole un ottuso materialismo (il mangiare, nell’esempio), Battiato alza le mani e la bandiera bianca, arrendendosi alla realtà delle cose. E la canzone è del 1981: dopo sarebbe seguito ben di peggio, a livello coscienziale, e siamo ancora immersi nella deriva programmata a tavolino da certi poteri (giornali, televisioni, serie tv, programmi scolastici, etc).
Si noti il riferimento colto: “Minima immoralia” è certamente un riferimento all’opera Minima moralia, del filosofo Theodor Adorno… declinato al livello dell’immoralità/bassezza cui si riferisce la canzone.
A riprova della connessione con Povera patria e con le sue basse figure morali, Bandiera bianca ci parla di “squallide figure che attraversano il paese”, di vita miserevole “negli abusi di potere” e di un fetore spirituale che non si può coprire con “profumi e deodoranti”.
Interessante anche la considerazione sui film horror (che all’epoca si stavano diffondendo come gusto collettivo e che sono esplosi nei decenni successivi): la gente paga per provare paura/disgusto/orrore, ciò che è l’obiettivo dei film horror e che riflette una coscienza distorta, dal momento che si tratta di alcune delle emozioni più basse tra tutte (quelle che andrebbero evitate, paura in primis). Battiato parla senza mezzi termini di “idioti dell’orrore”… non senza ragione.
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https://youtu.be/NUwD4Ivtw8M?si=aSNTEZvGuFP46ePJ
8. Franco Battiato – Up patriots to arms (1980)
La fantasia dei popoli che è giunta fino a noinon viene dalle stelle.Alla riscossa, stupidi, che i fiumi sono in piena:potete stare a galla.E non è colpa mia se esistono carnefici,se esiste l’imbecillità,se le panchine sono piene
di gente che sta male.
Up patriots to arms, engagez-vous,la musica contemporanea mi butta giù.
L’Ayatollah Khomeini per molti è santità,abbocchi sempre all’amo.Le barricate in piazza le fai per conto della borghesiache crea falsi miti di progresso.Chi vi credete che noi siamo,
per i capelli che portiamo?Noi siamo delle lucciole
che stanno nelle tenebre.
Up patriots to arms, engagez-vous,la musica contemporanea mi butta giù.
L’impero della musica è giunto fino a noicarico di menzogne.Mandiamoli in pensione i direttori artistici,gli addetti alla cultura.E non è colpa mia se esistono spettacolicon fumi e raggi laser,se le pedane sono pienedi scemi che si muovono.
Up patriots to arms, engagez-vous,
la musica contemporanea mi butta giù.
Mi butta giù.
Up patriots to arms, engagez-vous.
La resa in verità era una finta resa, più che altro un momentaneo scoramento: negli stessi anni, infatti, Battiato chiamava a raccolta i suoi patrioti (ancora la patria…) con Up patriots to arms.
Da un lato gli “gli addetti alla cultura” (con tutte le loro proposte di basso livello sul piano della cultura e della coscienza), che evidentemente a quei tempi Battiato aveva già individuato come disfunzionali, se non peggio, e dall’altro lato i “patrioti”, chiamati alle armi per difendersi e per combattere. Contro cosa? Contro il livellamento verso il basso e contro la manipolazione (“abbocchi sempre all’amo”, “barricate per conto di”, “falsi miti di progresso”, “impero della musica carico di menzogne”).
I decenni successivi, periodo attuale compreso, hanno dimostrato che Battiato ci aveva visto bene e lungo.
“Noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre”: l’unico modo per sconfiggere le tenebre è diventare creature luminose. Quanto ai tempi, vengono ritenuti adatti alla riscossa: “i fiumi sono in piena: potete stare a galla”.
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https://youtu.be/xTK-J5h2UEc?si=1h3ZjdbfV6tyPstd
9. Franco Battiato – Prospettiva Nevski (1983)
Un vento a 30 gradi sotto zeroincontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili.A tratti come raffiche di mitradisintegrava i cumuli di neve.
E intorno ai fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupie vecchie coi rosari.E intorno ai fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupie vecchie coi rosari.
Seduti sui gradini di una chiesaaspettavamo che finisse messa e uscissero le donne.Poi guardavamo con le facce assentila grazia innaturale di Nizinskij.
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresarioe dei balletti russi.E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresarioe dei balletti russi.
L’inverno con la mia generazione,le donne curve sui telai vicine alle finestre.Un giorno sulla prospettiva Nevskiper caso vi incontrai Igor Stravinskij.
E gli orinali messi sotto i letti per la nottee un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione.E gli orinali messi sotto i letti per la nottee un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione.
E studiavamo chiusi in una stanza,la luce fioca di candele e lampade a petrolio.E quando si trattava di parlareaspettavamo sempre con piacere.
E il mio maestro m’insegnò com’è difficile trovare
l’alba dentro l’imbrunire.
E il mio maestro m’insegnò com’è difficile trovare
l’alba dentro l’imbrunire.
Prospettiva Nevski è la traduzione letterale di “Nevskij Prospekt”, ossia “Corso Nevskij”, che è la via più importante di San Pietroburgo. La traduzione alla lettera introduce un’ambiguità semantica: da “largo” a “prospettiva”… e il tema centrale della canzone, la quale apparentemente sembra parlare di cose mondane (primo gruppo: materia e mondo), sembra essere proprio quello della prospettiva.
Tra un principe guerriero (Nevski), un ballerino (Nizinskij), un musicista (Stravinskij) e un regista (Ejzenstejn), il senso della canzone viene rivelato alla fine: un maestro insegna al suo allievo che è difficile scorgere l’alba all’imbrunire, ossia scorgere la luce quando calano le tenebre. Ch’è il senso delle canzoni di questo primo gruppo: le tenebre del mondo e quanto sia difficile affrontarle senza annegare.
Interessante anche il verso sull’aspettare con piacere il proprio turno per parlare, ciò che è uno dei segnali del livello di coscienza maturato dal singolo essere umano (l’immaturo/inconsapevole parla sopra o non ascolta davvero l’interlocutore); la frase probabilmente non è casuale che preceda quella sull’insegnamento del maestro (l’allievo ascolta con piacere il suo maestro e parla poco perché è disciplinato e sa umilmente quale è il suo livello).
A proposito di tenebre e di luce, Battiato è stato nel giusto anche nel suo amore per la cultura russa (misticismo russo compreso)… altro elemento centrale dei tempi contemporanei, visto che la Russia si sta ergendo come bastione di cultura e civiltà nei confronti dell’attacco globalista-arcontico-satanico e del degrado occidentale (tema affrontato specificamente nella prossima canzone).
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https://youtu.be/i7WlO_Z-5LU?si=N0eb0XjW2Z8dJ1Px
10. Franco Battiato – Tramonto occidentale (1983)
Tornerà la moda dei vichinghi,torneremo a vivere come dei barbari.Friedrich Nietzsche era vegetariano,scrisse molte lettere a Wagner.
Ed io mi sento un po’ un cannibalee non scrivo mai a nessuno,non ho voglia né di leggere o studiare.
Solo passeggiare sempre avanti e indietrolungo il Corso o in Galleria,e il piacere di una sigaretta per il gusto del tabacconon mi fa male.
Tornerà la moda sedentariadei viaggi immaginari e delle masturbazioni.L’analista sa che la famiglia è in crisi
da più generazioniper mancanza di padri.
Ed io che sono un solitario, non riesco,per avere disciplina ci vuole troppa volontà.
Mi piace osservare i miei concittadini specie nei giorni di festa,con bandiere fuori dalle macchine all’uscita dello stadio.E mi diverte
il piacere di una sigaretta per il gusto del tabacco.
Menzionata la Russia, ora è il turno dell’Occidente e della sua decadenza, citata in Tramonto occidentale (canzone del 1983: anche in questo caso il peggio sarebbe venuto dopo), pezzo a metà tra ironia e cinismo: famiglia in crisi, padri in crisi, disciplina in crisi.
In compenso, trionfano l’alimentazione basata sulla violenza, lo sport basato sull’identificazione e vissuto come trionfo o sconfitta (dell’ego), il tabacco, la perdita di tempo, i viaggi immaginari, le masturbazioni, la carenza di volontà generalizzata (e incoraggiata dalla società e dagli “addetti alla cultura” che Battiato voleva mandare in pensione in Up patriots to arms).
Se lo stesso cantante ammetteva sue debolezze in tal senso (la debolezza di chi si pone il problema e che sa che potrebbe fare e ottenere molto di più), vi è quantomeno l’elemento positivo dell’osservazione (di sé e del mondo): il punto d’avvio del percorso di trasmutazione interiore.
Divertente il refrain sulla sigaretta, al contempo vizio e debolezza consolatoria, che il protagonista dice non fargli male e che in tale ottica ripetitiva ricorda un po’ l’ultima sigaretta de La coscienza di Zeno.
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https://youtu.be/B-1hD8j-y3Q?si=nZs1k1-54Ex84Jk7
11. Franco Battiato – Il re del mondo (1979)
Strano come il rombo degli aerei da caccia un tempostonasse con il ritmo delle piante al sole sui balconi.E poi silenzio e poi, lontano,il tuono dei cannoni a freddo,e dalle radio dei segnali in codice.Un giorno in cielo, fuochi di Bengala,la pace ritornò.Ma il re del mondoci tiene prigioniero il cuore.
Nei vestiti bianchi a ruota echi delle danze sufi,
nelle metro giapponesi oggi macchine d’ossigeno.
Più diventa tutto inutile più credi che sia vero,
e il giorno della fine non ti servirà l’inglese.
E sulle biciclette verso casa
la vita ci sfiorò.
Ma il re del mondo
ci tiene prigioniero il cuore.
Il re del mondo è l’Arconte dello gnosticismo, il Satana del cristianesimo, l’Ahriman dello zoroastrismo, il Mara del buddhismo, colui che ha ricevuto il compito evolutivo di mantenere le coscienze nell’oscurità e nell’inconsapevolezza, tentandole in ogni modo e mantenendole avvinghiate alla materia. Così, il cuore – ma sarebbe meglio dire l’anima – dell’essere umano è tenuto prigioniero… all’interno di una prigione invisibile, di cui quasi nessuno si avvede.
L’uomo dormiente pensa alle cose del mondo, alla materia, alle cose più inutili tra tutte (pur se roboanti come gli aerei, i cannoni, i fuochi d’artificio, la tecnologia e così via), e trascura l’essenza, ossia l’unica cosa che conta: alla fine dei tempi non gli verrà chiesto conto delle cose mondane (per esempio, conosci l’inglese?), bensì del suo livello di coscienza.
Curioso il contrasto tra il senso terribile della canzone e l’aria scanzonata della musica, che sembra quasi una marcetta da luna park: d’altronde, il re del mondo ci tiene prigionieri con l’inganno.
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https://youtu.be/Vqtc6KEbuoo?si=9gNoGk6v7zJiGpBQ
12. Franco Battiato – Un’altra vita (1983)
Certe notti per dormire mi metto a leggere,e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
Certe volte anche con te e sai che ti voglio bene,mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca,mi innervosiscono i semafori e gli stop,e la sera ritorno con malesseri speciali.Non servono tranquillanti o terapie:ci vuole un’altra vita.
Su divani abbandonati a telecomandi in mano,storie di sottofondo, “Dallas” e “I ricchi piangono”.
Sulle strade la terza linea del metrò che avanza
e macchine parcheggiate in tripla fila,
e la sera ritorno con la noia e la stanchezza.
Non servono più eccitanti o ideologie:
ci vuole un’altra vita.
In questa canzone tenera e dolce, comprensiva di una sorta di autodafé coscienziale, Battiato afferma con chiarezza che lo stile di vita contemporaneo, fatto di città, traffico, inquinamento, rumori, televisore, intrattenimenti di ogni genere, logora l’essere umano, che magari cerca di rimediare ai suoi disagi con medicine varie…
… quando invece gli servirebbe un netto cambio di vita: “ci vuole un’altra vita”, afferma il pezzo, ed è un’altra vita, si legge tra le righe, sia come stile di vita esteriore (orari, occupazioni), ma anche come stile di vita interiore (prospettiva, modo di stare al mondo). D’altronde, le due cose sono strettamente collegate.
Interessante anche la considerazione sui momenti che precedono il sonno: più che intrattenimento e svago (magari di natura abbassante o eccitante), sarebbero meglio raccoglimento e meditazione.
Un’altra vita è sia un monito che un consiglio.
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https://youtu.be/Tm8wjM0Z7jQ?si=bWHHRSWwuxqMjEgY
13. Franco Battiato – Come un cammello in una grondaia (1991)
Vivo come un cammello in una grondaia,in questa illustre ed onorata società.E ancora sto aspettandoun’ottima occasioneper acquistare un paio d’alie abbandonare il pianeta.
E cosa devono vedere ancora gli occhi e sopportare?I demoni feroci della guerra
che fingono di pregare.Eppure lo so beneche dietro a ogni violenza esiste il male.Se fossi un po’ più furbonon mi lascerei tentare.
Come piombo pesa il cielo questa notte,
quante pene e inutili dolori.
Come un cammello in una grondaia a prima vista avrebbe poche ragioni per stare all’interno di una compilation/percorso di questo tipo… ma, se le ragioni sono poche, sono molto buone.
Primo fondamentale motivo: è l’unica canzone dell’intero lotto sessantino a citare il piombo, che nella letteratura esoterica è noto rappresentare la materia densa da lavorare e trasmutare (in oro).
Secondo motivo: vengono citati i dolori e le pene della vita attuale che l’umanità deve attraversare in questo periodo storico. Verranno ere più lievi e luminose, ma per il momento la situazione è questa (guerra, devastazione e gli ipocriti che di fatto la sostengono pur facendo finta di pregare e di essere persone buone).
Terzo motivo: Battiato afferma con nettezza che dietro ogni tipo di violenza esiste il male, ossia la forza dell’inconsapevolezza e dell’addormentamento… e si rammarica per le volte in cui si è fatto tentare da tale energia bassa.
Quarto motivo: il cantautore si chiedeva cosa ancora avrebbe dovuto vedere prima di cogliere l’occasione per abbandonare il pianeta Terra (e “questa illustre ed onorata società” in cui vive a suo agio “come un cammello in una grondaia”, dice ironicamente). Si muore nel momento giusto, quanto il percorso si è concluso e non c’è più niente da fare (per questo il suicidio è tradizionalmente considerato un peccato/errore: ci si sta ponendo al posto dell’Esistenza/Divino nel decidere che si ha finito). Nota biografica: il buon Franco se ne è andato a metà del 2021, in piena psicopandemia; a proposito di “cosa devono vedere ancora gli occhi e sopportare?”.
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https://youtu.be/yLr4R7VM4BE?si=aeVWicDeiuPZPcHT
14. Franco Battiato – Inneres Auge (2009)
Come un branco di lupiche scende dagli altipiani ululando,o uno sciame di apiaccanite divoratrici di petali odoranti,precipitano roteando come massida altissimi monti in rovina.
>Uno dice che male c’èa organizzare feste privatecon delle belle ragazzeper allietare primari e servitori dello stato?Non ci siamo capiti.E perché mai dovremmo pagareanche gli extra a dei rincoglioniti?
Che cosa possono le leggidove regna soltanto il denaro?La giustizia non è altro che una pubblica merce.Di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatorise non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente?
La linea orizzontaleci spinge verso la materia,quella verticale verso lo spirito.
Inneres auge, das innere auge.
Con le palpebre chiuses’intravede un chiaroreche con il tempo e ci vuole pazienzasi apre allo sguardo interiore.
Inneres auge, das innere auge.
La linea orizzontaleci spinge verso la materia,quella verticale verso lo spirito.La linea orizzontale ci spinge verso la materia (Inneres auge, das innere auge),Quella verticale verso lo spirito.
Ma quando ritorno in me,
sulla mia via, a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato,
mi basta una sonata di Corelli
perché mi meravigli del creato.
Partiamo dal titolo: Inneres auge significa, in tedesco, “occhio interiore”. Già il titolo, da solo, renderebbe la canzone meritevole.
Essa è ancora più meritevole perché disvela il significato esoterico della croce: la linea verticale rappresenta l’ascesa allo Spirito, mentre la linea orizzontale rappresenta l’azione nella materia.
Ancora una volta, abbiamo un forte contrasto tra le cose del mondo e la tensione spirituale: da un lato abbiamo politici corrotti, festini/orge, ingiustizia e l’uso distorto del denaro pubblico; dall’altro lato (verso il quale tendiamo quando “ritorniamo in noi”) abbiamo ciò che eleva e conduce l’anima umana al Divino. In ciò, i grandi del passato ci aiutano (i grandi della bellezza come i grandi della spiritualità).
In questo dualismo, Inneres auge è un bel promemoria (sull’asse della croce sul quale vogliamo agire e concentrarci).
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https://youtu.be/Yab_HZrPUTs?si=N-ZySYYqpo9_aoHj
15. Franco Battiato – Atlantide (1993)
E gli dei tirarono a sorte,si divisero il mondo:Zeus la Terra,Ade gli Inferi,Poseidon il continente sommerso.Apparve Atlantide, immenso,
isole e montagne,canali simili ad orbite celesti.Il suo re Atlanteconosceva la dottrina della sfera,gli astri, la geometria,la cabala e l’alchimia.
In alto il tempio,sei cavalli alati,le statue d’oro, d’avorio e oricalco.Per generazioni la legge dimorònei principi divini.I re, mai ebbri delle immense ricchezze,
e il carattere umano s’insinuò,e non sopportarono neppure la felicità.Neppure le felicità.
In un giorno e una notte
la distruzione avvenne:
tornò nell’acqua,
sparì Atlantide.
Atlantide chiude il primo gruppo, quello dedicato alle cose del mondo e della materia… e non poteva essere che così, visto che il continente di Atlantide, con la sua parabola discendente e la sua improvvisa sparizione, simboleggia proprio l’uso distorto della natura e dei suoi elementi, egoico e materialistico, il quale inevitabilmente porta a delle conseguenze nefaste, giacché viola le leggi cosmiche (o meglio, le applica nel senso basso che poi genera conseguenze karmiche collettive).
Dapprima Atlantide possiede sapienze iniziatiche importanti (gli astri, la geometria, la cabala, l’alchimia) e opera in linea con i “principi divini”, ma poi “il carattere umano s’insinua” e tutto crolla: nella fase che precedette l’inabissamento, gli atlantidei “non sopportavano neppure la felicità”, da quanto la loro coscienza era stata corrotta.
La sparizione di Atlantide ci ricorda inoltre i cicli delle ere spirituali: all’era spiritualmente elevata e sapiente segue un’era di crescente inconsapevolezza, col ciclo che prima o poi ricomincia (“tornò nell’acqua”).
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Gruppo 2 – La soglia del risveglio
Il secondo gruppo rappresenta il momento in cui il cercatore umano, preso atto degli inganni e dell’illusione del mondo, si mette in marcia. Si tratta quindi del movimento che segue le domande che si è posto il viandante, un vero e proprio passaggio iniziatico che palesa i primi segni del risveglio. Questo è il livello in cui la personalità imbocca la via del progresso interiore consapevole.
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https://youtu.be/5786hnPCVDk?si=zzKrHlauLsonoEvt
16. Franco Battiato – Stage door (1998)
Mi sembra di viaggiarein zone rarefatte del pensiero,dove si affina la mia disposizione a vivere,che si inebria di stili e discipline.In un insieme irridente di parche voglie,celebro il mio vanto, i miei sensi, la mia unicità.Furono giorni di stanchezza assurda e depressiva,di una totale mancanza di lucidità.Quando ti chiedi in qualche letto sconosciutoche cosa hai fatto e perché vivi in tanta estraneità.Sapessi che dolore l’esistenzache vede nero dove nero non ce n’è.Il fatto è che non posso più tornare indietro,che non riesco a vivere con te né senza di te,credimi.Perché noi siamo liberi di fare quello che vogliamo,di uccidere, stuprare e rapinaree vomitare critiche insensate.
Quando ti chiedi in qualche letto sconosciutoche cosa hai fatto e perché vivi in tanta estraneità.
Sapessi che dolore l’esistenzache vede nero dove nero non ce n’è.
Il fatto è che non posso più tornare indietro,che non riesco a vivere con te né senza di te.
Ma io vorrei essere un’aquila,
vedere il piano del mondo che inclina verso di noi
e le leggi che si inchinano,lanciarmi a inseguire il tuo desertoe i saperi solenni e le porte dorate,
cominciare di nuovo il viaggio.
Stage door apre il secondo gruppo di canzoni, quello in cui l’essere umano/viandante inizia a porsi domande, a scorgere qualcosa di diverso, a mutare la propria direzione esistenziale. Si tratta di un vero e proprio passaggio iniziatico, e infatti “door” vuol dire “porta”, mentre “stage door” è la porta di servizio che dà sul palcoscenico e che usano gli attori (attori->personaggi->persone->maschere->ego).
Nel testo della canzone, si parla di cose impegnative e difficili (stanchezza, depressione, dolore, violenza, assenza di consapevolezza), ma anche di cose più sottili (zone rarefatte del pensiero, disciplina, visione dall’alto, saperi solenni, porte dorate): per l’appunto, il viandante spirituale ha imboccato un sentiero che non è più quello della massa addormentata (descritta nel primo gruppo di canzoni). Sta tuttavia ancora agli inizi, e anzi è proprio in mezzo a due fuochi (seduto tra due sedie, direbbe Gurdjieff): “non posso più tornare indietro, non riesco a vivere con te né senza di te”.
Da notare anche il concetto per cui è dolorosa “l’esistenza che vede nero dove nero non ce n’è”: in realtà è tutto evolutivamente perfetto e a vedere errori e imperfezioni è solo la personalità reattiva, sino a che non si apre uno sguardo più ampio e consapevole.
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https://youtu.be/-kUGPVD9i5k?si=amPxsNzs4SKE1tmn
17. Franco Battiato – Aria di rivoluzione (1973)
Quell’autista in Abissiniaguidava il camion fino a tardi,e poi a notte fonda si riunivano.
A quel tempo in Europac’era un’altra guerra, e per canzonisolo sirene d’allarme.
Passa il tempo,sembra che non cambi niente.Questa mia generazionevuole nuovi valori.
E ho già sentitoaria di rivoluzione.Ho già sentito gridare
chi andrà alla fucilazione.
Gheraiòn tade gàr,
Metapésonta ekéina ésti,
Kakèina pàlin táuta.
Passano gli anni,
i treni, i topi per le fogne,
i pezzi in radio,
le illusioni, le cicogne.
Passa la gioventù,
non te ne fare un vanto,
lo sai che tutto cambia,
nulla si può fermare.
Aria di rivoluzione è un’altra canzone di confine: parte con eventi mondani, pure difficili (guerre, allarmi, le cose brutte che si ripetono ancora e ancora)… ma al contempo suggerisce che qualcosa stia cambiando, sotto forma quantomeno di aria, di atmosfera, di coscienza collettiva che si sta elevando lentamente.
All’inizio degli anni “70 molti (Battiato compreso) erano convinti che stesse per giungere un cambiamento epocale, il quale poi non è mai arrivato, quantomeno nelle proporzioni che ci si attendeva, forse per via della difficoltà di valutare in modo preciso la coscienza media umana di allora (la quale determina poi quanto accade nel mondo).
Negli anni successivi certamente il cantante apprese del ciclo delle ere energetiche e che stavamo/stiamo attraversando una delle più basse e coscienzialmente grevi, a cui ne seguiranno delle altre più rarefatte: di tali ere più elevate Battiato e altri sentirono per l’appunto i prodromi, i primi segnali, l'”aria di rivoluzione” oggetto della canzone. Prodromi nient’affatto indolori: le rivoluzioni solitamente portano con sé una certa dose di violenza… qualunque delle due parti s’imponga. Qualcuno ritenne che tale cambiamento sarebbe stato veloce, ma la coscienza collettiva procede sempre lentamente.
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https://youtu.be/EPj7RWCq8XE?si=tL-OjNIJjOMERr1S
18. Franco Battiato – Di passaggio (1996)
Tautò tōi zōion kài,
Tethnekòs kai egregoròs,
Kai kathèudon kai nèon kai.
Cambiano i regni,le stagioni, i presidenti,le religioni,gli urlettini dei cantanti.
E intanto passa ignaroil vero senso della vita:si cambia amore, idea, umoreper noi, che siamo solo di passaggio.
L’informazione,il coito, la locomozione,diametrali delimitazioni,settecentoventi case.
Soffia la veritànel Libro della Formazione,passano gli alimenti,le voglie, i santi, i malcontenti.
Non ci si può bagnaredue volte nello stesso fiume,né prevederei cambiamenti di costume.
E intanto passa ignaroil vero senso della vita:ci cambiano capelli, denti e senia noi, che siamo solo di passaggio.
Eipas, “Hêlie khaire”;
Kleombrotos Hômbrakiôtês
hêlat’ aph’ hupsêlou
teikheos eis Aidên:
Axion oudèn
idôn thanatou
kakon, alla Platônos.
Alla Platônos.
Questa canzone è musicalmente incredibile, una vera e propria gemma, tanto che mi sono chiesto come mai non sia diventata celebre, un po’ per la musicalità eccellente un po’ perché il messaggio che veicola è semplice e alla portata del largo pubblico. Probabilmente l’inizio e la fine in greco antico non ha giovato alla popolarità del pezzo.
In buona sostanza, Di passaggio evidenzia che, così come sono di passaggio le cose del mondo, dalle religioni alle mode di costume, dagli stili musicali ai sistemi di locomozione, è di passaggio anche l’essere umano, il quale, così come un giorno entra nella porta del palcoscenico materiale (“stage door”, per tornare alla canzone che apre il secondo gruppo), un dì ne esce fuori. La canzone è dunque un invito al non attaccamento e alla non importanza delle cose dell’ego.
C’è di più: essa afferma anche che stando appresso alle cose cui l’uomo non dovrebbe stare appresso, ai rumori di fondo del mondo (treni, topi, radio, illusioni, cicogne, presidenti, urlettini, case, etc), egli si perde “il vero senso della vita”: ossia il progresso interiore. L’unica cosa che conta è il progresso interiore, le altre sono solo distrazioni; questo è uno dei temi centrali del corpus battiatesco (coerentemente con tutti gli insegnamenti iniziatici).
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https://youtu.be/9ZPXavhNwgI?si=o-gwqZcHg_SZMmtY
19. Franco Battiato – Segnali di vita (1981)
Il tempo cambia molte cose nella vita,i senso, le amicizie, le opinioni,che voglia di cambiare che c’è in me.
Si sente il bisogno di una propria evoluzione,sganciata dalle regole comuni,da questa falsa personalità.
Segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire:le luci fanno ricordare le meccaniche celesti.
Rumori che fanno sottofondo per le stelle,lo spazio cosmico si sta ingrandendoe le galassie si allontanano.
Ti accorgi di come vola bassa la mia mente,è colpa dei pensieri associativise non riesco a stare adesso qui.
Segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire:le luci fanno ricordare le meccaniche celesti.
Le luci fanno ricordare
le meccaniche celesti.
Segnali di vita fa un passo avanti: la canzone è esplicitamente dedicata al percorso personale. Da un lato abbiamo “la propria evoluzione”, dall’altro lato invece “la falsa personalità”: l’eterno dualismo della vita umana. Anima ed ego, linea orizzontale e linea verticale, Mammona e Dio per dirla con Gesù.
Da un lato, i pensieri associativi dell’ego ci mantengono nel terreno e nelle sue paure/desideri.
Dall’altro lato, le luci (umane) e il cielo (naturale) ci ricordano le meccaniche celesti (divine)…
… nonché uno degli obiettivi principali del percorso evolutivo: rimanere nel qui e ora, nello stato di presenza che la canzone cita pur senza nominarlo apertamente.
Interessante notare che i segnali di vita arrivano nei cortili (durante la vita diurna) e all’imbrunire (nell’ora del tramonto e del buio, nei momenti di maggior ritiro e contemplazione): siamo tenuti ad apprendere sui due fronti, tanto la vita esteriore quanto la vita interiore; il risveglio è concreto e reale e quotidiano, non spettacolaristico.
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https://youtu.be/TKeINkp_UYM?si=tr4k9EG4GLwpSm8g
20. Franco Battiato – L’era del cinghiale bianco (1979)
Pieni gli alberghi a Tunisiper le vacanze estive,a volte un temporalenon ci faceva uscire.
Un uomo di una certa etàmi offriva spesso sigarette turche, ma
spero che ritorni presto l’eradel cinghiale bianco.Spero che ritorni presto l’eradel cinghiale bianco.
Profumi indescrivibilinell’aria della sera,studenti di Damascovestiti tutti uguali.
L’ombra della mia identitàmentre sedevo al cinema oppure in un bar, ma
spero che ritorni presto l’era
del cinghiale bianco.
Spero che ritorni presto l’era
del cinghiale bianco.
L’era del cinghiale bianco conferma il trend popolare battiatesco: le canzoni più famose sono quelle più leggere e con meno contenuti… com’è ovvio che sia.
La canzone non propone tantissimo in quanto a concetti evolutivi, ma quei pochi sono assai significativi. Intanto, l’era del cinghiale bianco è un eone/ciclo cosmico della cosmologia indù (“Sveta-Varaha-Kalpa”), mentre il cinghiale bianco è un riferimento alla terza incarnazione di Vishnu, sempre nell’induismo (nell’ordine: il pesce Matsya, la tartaruga Kurma, il cinghiale Varaha, l’uomo leone Narasimha, il nano Vamana, Parashurama, Rama, il mitologico Krishna, lo storico Buddha, il futuro guerriero Kalki).
Citandola, Battiato si augura che ritorni il prima possibile un’era coscienzialmente più progredita, guidata dalla conoscenza e dallo spirito piuttosto che dal materialismo e dalla vacuità, simboleggiati da quanto elencato nella canzone: alberghi, vacanze, sigarette, profumi, abbigliamento, cinema, bar.
La frase “l’ombra della mia identità” non è mera malinconia: è la percezione di essere incompleti, ciò che motiva il desiderio tanto della propria integrità interiore, quanto di un’epoca più illuminata.
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https://youtu.be/9deNVC5hhfg?si=Yl4CQPFm3iuxAI3I
21. Franco Battiato – Running against the grain (2001)
Running against the grain,running through the rain.
Ho attraversato la vita inferioreseguendo linee per moto contrario,sfruttando per le mie veleflussi di controcorrente.Cercando sempre le causeche mi hanno insegnato ad andare,con disciplina anche contro le mie inclinazioni.
From time to time,I remember your face so near to me.
Marmoree scogliere lontanespezzano ogni forza in mille spume,l’odore domina sovrano il profumo delle cose.In verità non mi sono mai legato.
E adesso la mia vita fugge in diagonale,ritorna prepotentemente un desiderio morale.La mia vita cerca fughe in diagonale,per accelerare le calde influenze del sole.
I remember your face so near to me.
Osservo la mia condizione,il mio prezioso ed alterno passato,le mie bizzarre imprese.Sono mercurio colorato,un salto oltre ciò che abbassa,pinna in alto mare.
E intanto la mia vita fugge in diagonale,ritorna prepotentemente un desiderio morale.La mia vita cerca fughe in diagonale,per accelerare le calde influenze del sole.
Never looking backward,
my heart is beating with you.
Running to tomorrow
and my wild heart is beating.
As much but never broken (Indipendente la mia vita fugge),
Yeah, my wild heart is beating (Indipendente la mia vita fugge).
As much but never broken,
listen to tomorrow.
“Correre controcorrente, correre attraverso la pioggia”: così inizia la canzone con i versi in inglese. Il percorso interiore richiede forza, disciplina e costanza: è davvero un correre contro la corrente, poiché si tratta di lottare contro le inclinazioni della personalità. Quali che siano, ognuno ha le sue, per cui comunque è una lotta; non per niente l’antico testo spirituale indù, la Bhagavad Gita, si apre su un campo di battaglia.
Running against the grain lo afferma con chiarezza: al fine di trascendere la “vita inferiore” occorre dapprima studiare “le cause”, ossia le leggi spirituali, e poi metterle in pratica, “con disciplina anche contro le mie inclinazioni”, effettuando “un salto oltre ciò che abbassa”. Non c’è altra via, poiché niente viene regalato.
Ciò che abbassa è la dualità/polarità terrena, da cui il “seguire linee per moto contrario”, il “fuggire in diagonale”, il “non mi sono mai legato”, l’essere come il mercurio che per l’appunto non si lega, fluisce e si trasforma, sotto l’influsso delle “calde influenze del sole”, ossia delle forze risveglianti e illuminanti.
Evidentemente Battiato era soggetto a periodici richiami verso il basso e verso l’alto, giacché in tante sue canzoni testimonia tale andamento oscillatorio: a volte prevaleva “l’animale” e a volte ritornava “un prepotente desiderio morale”. Siamo ancora nel secondo gruppo: bagliori di consapevolezza ma ancora in mezzo alla lotta.
Running against the grain è una canzone potentissima, una delle più significative di Battiato.
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https://youtu.be/CFL6DMw5EVA?si=u1K7LkhxD-w6twyN
22. Franco Battiato – Shackleton (1998)
Una catastrofe psicocosmicami sbatte contro le mura del tempo.
Vigilo nel sonno, vigilo.Sentinella, sentinella, che vedi?
Una catastrofe psicocosmicacontro le mura del tempo.
Durante la grande guerra, nel gennaio dl 1915,all’estremità settentrionale un forte ventospingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti,imprigionando per sempre la nave dell’audace capitano Shackleton.Shackleton.
Su un piccolo battello, con due soli compagni,navigò, fino a raggiungere la Georgia Australe,mentre i 22 superstiti dell’isola Elefantesopportavano un tremendo inverno.
Una catastrofe psicocosmicami sbatte contro le mura del tempo.Sentinella, sentinella, che vedi?
Una catastrofe psicocosmicacontro le mura del tempo.
Alla deriva, alla deriva,verso nord, nordovest,profondità 370 metri,72° di latitudine est.
Per sopravvivere furono costretti a uccidere i loro cani.
Per sopravvivere.
Ma il 30 agosto 1916, il leggendario capitano
compariva a salvarli con un’altra nave.
Chi si trovasse per la prima volta davanti al testo di Shackleton potrebbe domandarsi: cosa ci fa una canzone dedicata a un famoso capitano di mare? La risposta è in realtà agevole: ogni tanto Battiato prendeva spunto da personaggi reali, adornandoli di qualità o contesti esistenziali.
Ecco così che il Capitano Shackleton diventa un simbolo di volontà, di determinazione, di lealtà, di visione che va oltre il viaggio fisico divenendo metafisica.
Alcune espressioni del testo non lasciano adito a dubbi: “una catastrofe psicocosmica” (tema della psiche/anima), “le mura del tempo” (tema del tempo/presenza), “vigilo nel sonno” (tema dell’attenzione/vigilanza), “sentinella, che vedi?” (tema della visione coscienziale). L’ultima è particolarmente rivelatrice: il personaggio storico, esploratore del reame fisico, è divenuto un simbolo dell’esploratore metafisico, ossia del viandante spirituale, colui che non si accontenta della vita comune nel gregge, ma ne fuoriesce e cerca al di fuori dei suoi angusti confini, vero viaggiatore di frontiera.
Inoltre, il Capitano non abbandona il suo equipaggio: torna a recuperarlo, divenendo così un salvatore vero e proprio, simbolo di forza, fedeltà e superamento della propria prova/missione. In senso narrativo, Shackleton sconfigge il muro di ghiaccio; in senso spirituale, egli sconfigge il muro del sonno.
Sentinella, sentinella, che vedi?
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https://youtu.be/yUTAXu5cyFg?si=fsyFhj5EjCIDPM7o
23. Franco Battiato – Il vuoto (2007)
Tempo, non c’è tempo,sempre più in affanno inseguo il nostro tempo.Vuoto di senso, senso di vuoto.E persone, quante, tante persone,un mare di gente nel vuoto.
Year play rest my way day thing man your world life,The hand part my child eye woman cry place work week.Tu sei quello che tu vuoi (End your end case point government the company my company),ma non sai quello che tu sei (Number group the problem is in fact money money money).
Danni fisici, psicologici, collera e paura, stress,sindrome da traffico, ansia, stati emotivi,primordiali malesseri, pericoli imminentie ignoti disturbi sul sesso.
Venti di profezia parlano di Dei che avanzano.
Year play rest my way day thing man your world life,the hand part my child eye woman cry place work week.Tu sei quello che tu vuoi (End your end case point government the company my company),ma non sai quello che tu sei (Number group the problem is in fact money money money).Money, money.Money, money.
Tempo, non c’è tempo,sempre più in affanno inseguo il nostro tempo.Vuoto di senso, senso di vuoto.
Danni fisici, psicologici, collera e paura, stress,sindrome da traffico, ansia, stati emotivi,primordiali malesseri, pericoli imminentie ignoti disturbi sul sesso.
Venti di profezia parlano di Dei che avanzano.
Tu sei quello che tu vuoi, ma non sai quello che tu sei.Tu sei quello che tu vuoi (End your case point government and company my company),ma non sai quello che tu sei (Number group the problem is in fact money money money).
Tempo, non c’è tempo,sempre più in affanno inseguo il nostro tempo.Vuoto di senso, senso di vuoto.
Tempo, non c’è tempo,
sempre più in affanno inseguo il nostro tempo.
Vuoto di senso, senso di vuoto.
Poteva mancare nella produzione battiatesca una canzone sul tempo?
Certamente no, ed eccola qui: Il vuoto. Essa parte dal tempo (“non c’è tempo”) ma si collega rapidamente allo spazio (“senso di vuoto”, vuoto interiore, s’intende). Spazio e tempo, come vissuti dalla personalità (poi si aggiunge anche il denaro, a conferma che si sta parlando delle catene della materia), da un lato sono forieri di problemi di vario tipo (“danni fisici, psicologici, collera e paura, stress, sindrome da traffico, ansia, stati emotivi, ignoti disturbi sul sesso”) e dall’altro lato fanno sfuggire il vero senso della vita (come diceva anche Di passaggio), che si incarnerebbe passando dal volere/desiderio all’essere/essenza.
Così, la persona sa ed è quello che desidera… ma paradossalmente non sa cosa è, proprio perché si affanna appresso alle cose periture, di cui il tempo è il simbolo. In tale direzione, la profezia sugli dei che avanzano pare un triste presagio: insieme al vuoto interiore, avanzano i nuovi idoli del denaro e del successo materiale come obiettivi di vita.
Da notare i versi in inglese che si alternano e sovrappongono al testo in italiano, come se fossero un rumore mentale, qualcosa che distrae e spezza la focalizzazione.
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https://youtu.be/wxKmiwkInAM?si=tqPUCY1XOSFhT41A
24. Franco Battiato – Caffè de la Paix (1993)
Ci si risveglia ancora in questo corpo attuale,dopo aver viaggiato dentro il sonno.L’inconscio ci comunica coi sogniframmenti di verità sepolte,quando fui donna o prete di campagna,un mercenario o un padre di famiglia.
Per questo in sogno ci si vede un po’ diversie luoghi sconosciuti sono familiari:restano i nomi e cambiano le faccee l’incontrario tutto può accadere.Com’era contagioso e nuovo il cieloe c’era qualche cosa in più nell’aria.
Vieni a prendere un tèal Caffè de la Paix?Su vieni con me.
Devo difendermi da insidie velenosee cerco di inseguire il sacro quando dormo,volando indietro in epoche passatein cortili, in primavera.Le sabbie colorate di un deserto,le rive trasparenti dei ruscelli.
Vieni a prendere un tèal Caffè de la Paix?Su vieni con me.
Ancora oggi, le renne della tundra
trasportano tribù di nomadi
che percorrono migliaia di chilometri in un anno
e a vederli mi sembrano felici.
Ti sembrano felici?
Caffè de la Paix è una canzone deliziosa, oltre che assai dolce una volta che la si interpreta a dovere.
E l’interpretazione in verità è semplice: il Café de la Paix (con una effe e l’accento acuto) è il luogo in cui Monsieur Gurdjieff scriveva e teneva le lezioni ai suoi allievi quando viveva in Francia. In tal modo, chiedere se si vuole andare a prendere un tè al Café de la Paix equivale a chiedere se si vuole intraprendere un percorso interiore consapevole.
L’inizio della canzone, d’altronde, è piuttosto rivelatore sul suo senso (corpo attuale, inconscio, verità sepolte, il concetto della reincarnazione): qua non si sta parlando di un bar, di certi luoghi o di certi popoli. Si sta parlando dell’umanità intera e del suo percorso coscienziale.
A conferma che si sta parlando degli insegnamenti di G.I. Gurdjieff, Battiato in apertura utilizza la parola “frammenti”, che nella nicchia spirituale praticamente equivale a citare Frammenti di un insegnamento sconosciuto, il libro che l’allievo Ouspensky ha dedicato proprio alle lezioni ricevute dal suo insegnante.
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https://youtu.be/q96AsqqwElk?si=09cLoTDTkful-IzQ
25. Franco Battiato – Centro di gravità permanente (1981)
Una vecchia bretonecon un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù.Capitani coraggiosi,furbi contrabbandieri macedoni.Gesuiti euclidei,vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatoridella dinastia dei Ming.
Cerco un centro di gravità permanenteche non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente,avrei bisogno di…Cerco un centro di gravità permanenteche non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente,over and over again…
Per le strade di Pechino erano giorni di maggio,tra noi si scherzava a raccogliere ortiche.Non sopporto i cori russi,la musica finto rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese,neanche la nera africana.
Cerco un centro di gravità permanenteche non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente,avrei bisogno di…Cerco un centro di gravità permanenteche non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente,over and over again…
You are a woman in love.
I need your love.
I want your love.
Over and over again.
Come in into my life.
I want to give you my soul.
I need your love.
Il ritornello è sempre lo stesso: canzone di grande successo, contenuti piuttosto leggeri… almeno apparentemente! Suppongo che, quando il pezzo è uscito, sia risultato accattivante non solo per il sound ritmato, ma anche per le citazioni geografiche sparse: Bretagna, Macedonia, Cina, Russia, Italia, Africa. A prima vista Cerco un centro di gravità permanente sembra una sorta di piccolo viaggio colto e citazionista, ma la sua vera essenza è ben nota agli studiosi di tematiche evolutive: il centro di gravità permanente è quello che si ottiene quando l’ego è stato abbattuto ed eliminato e l’esistenza consegnata all’Anima… o quantomeno al Testimone, che è la condizione di mezzo, di passaggio, prima del risveglio vero e proprio.
È questo il centro permanente che desiderava Battiato: niente più aspettative, preferenze, giudizi, reattività od oscillazioni dell’ego e, al loro posto, la centratura frutto di una coscienza avanzata e di emozioni ora esclusivamente superiori.
Chissà quante persone si sono avvicinate al lavoro interiore (e quanti meriti karmici ha acquistato Battiato come conseguenza) ascoltando questo pezzo, che sarà pure una canzone pop, ma che sotto pelle introduce una questione evolutiva.
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https://youtu.be/1GA8cT-F_w8?si=AXSiW3V-b_xttzEj
26. Franco Battiato – Fisiognomica (1988)
Leggo dentro i tuoi occhida quante volte vivi.Dal taglío della boccase sei disposto all’odio o all’indulgenza.
Nel tratto del tuo nasose sei orgoglioso fiero oppure vile.I drammi del tuo cuoreli leggo nelle mani.
Nelle loro falangidispendio o tirchieria.Da come ridi e siediso come fai l’amore.
Quando ti arrabbise propendi all’astio o all’onestà.Per cose che non sai e non intendise sei presuntuoso od umile.
Negli archi delle unghiese sei un puro, un avido o un meschino.Ma se ti senti male,rivolgiti al Signore.
Credimi, siamo niente,dei miseri ruscelli senza Fonte.Vedo quando camminise sei borioso, fragile o indifeso.
Da come parli e ascoltiil grado di coscienza.Nei muscoli del collo e nelle orecchieil tipo di tensioni e di chiusure.Dal sesso e dal bacinose sei più uomo o donna.Vivere venti o quarant’anni in piùè uguale,
difficile è capire ciò che è giustoe che l’Eterno non ha avuto inizio,perché la nostra mente è temporalee il corpo vive giustamente
solo questa vita.
Ma se ti senti male,rivolgiti al Signore.
Credimi, siamo niente,
dei miseri ruscelli senza Fonte.
Fisiognomica non punta sulla melodia, quanto sull’enunciazione: è un brano-saggio, dove la voce diventa strumento di spiegazione più che di canto.
Di cosa parla? Delle corrispondenze tra il corpo e lo stato psichico/interiore delle persone, a scopo d’indagine o di automiglioramento; per cui da questo elemento si può comprendere se la persona è così o cosà, da quest’altro elemento si evince quest’altro fattore e così via, secondo un lungo elenco.
L’essenza centrale del pezzo tuttavia non è il principio di perfetta corrispondenza tra il dentro e il fuori (pur interessante), ma l’invito che Battiato fa sul finire: dopo tanta analisi intellettuale, per cui da questo si può capire quello, la cosa più importante è abbandonarsi al Divino. Senza il Divino siamo ruscelli la cui fonte viene meno e che, prima o dopo, son destinati a seccarsi (fino al prossimo giro di giostra e sino a che non si imbocca il sentiero interiore, come suggeriva Caffè de la Paix).
L’elenco delle corrispondenze è in gran parte intellettuale, tuttavia una è più rilevante e collega lo stato di coscienza individuale con ascolto e parlata: “da come parli e ascolti il grado di coscienza”. Interessante anche la strofa in cui si dice che “vivere venti o quarant’anni in più è uguale”: sottinteso, è uguale se non muta la coscienza interiore… quella coscienza che sovente ha difficoltà con valutazioni e giudizio, vien detto in un altro punto.
Se come musica Fisiognomica è tutt’altro che notevole, come essenza viceversa è potente: la nostra mente/personalità è calata nella materia, e il corpo è mortale per definizione, è vero… ma noi possiamo connetterci al Divino, alla Fonte, all’Eterno, se scegliamo di farlo (e nel momento in cui maturano i frutti di quanto si è seminato in precedenza).
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https://youtu.be/4dg8SoUGl70?si=qezauxbD_QEJaSG8
27. Franco Battiato – Le aquile non volano a stormi (2004)
Giorni e mesi corrono veloci,la strada è oscura e incertae temo di offuscarmi.Non prestare orecchio alle menzogne,non farti soffocare dai maligni,non ti nutrire di invidie e gelosie.In silenzio soffro i danni del tempo.Le aquile non volano a stormi.Vivo è il rimpianto della via smarrita,nell’incerto cammino del ritorno.
Seguo la guida degli antichi saggi,mi affido al cuore ed attraverso il male.
A chi confessi i tuoi segreti?Ferito al mattino, a sera offeso,salta su un cavallo alato,prima che l’incostanza offuschi lo splendore.
In silenzio soffro i danni del tempo.Le aquile non volano a stormi.Vivo è il rimpianto della via smarrita,nell’incerto cammino del ritorno.
Shizukani tokino kizuni kurushimu.Murewo kundewa tobanai taka.Furuki oshiewo tadotte.Kokoronomamani konokanashimiwo norikoete.
In silenzio soffro i danni del tempo.
Le aquile non volano a stormi.
Vivo è il rimpianto della via smarrita,
nell’incerto cammino del ritorno.
Il senso del titolo Le aquile non volano a stormi è piuttosto chiaro: le aquile, gli animali che arrivano più in alto tra tutti, volano da sole, mentre la logica del branco è una logica terrena/terrestre. Allo stesso modo, il percorso spirituale è un percorso in solitaria, fatto di scelte, disciplina, forza e responsabilità individuale, per quanto si possano avere temporanei compagni e guide.
Nonostante si possano avere dei riferimenti di valore (“seguo la guida degli antichi saggi”), si tratta di un percorso difficile (“la strada è oscura e incerta”), nel quale occorre avere il coraggio di affrontare i propri demoni interiori (“mi affido al cuore ed attraverso il male”), frutto del proprio bagaglio karmico (“in silenzio soffro i danni del tempo”), prima del risveglio/ritorno al Divino (“l’incerto cammino del ritorno”).
Si tratta del classico percorso di guarigione/ritorno/risalita dell’angelo caduto/pecorella smarrita (“vivo è il rimpianto della via smarrita”).
Lo stesso ritornello in giapponese suona come un mantra e dunque ribadisce: studio, disciplina, forza, progresso interiore.
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https://youtu.be/VC5X2WI_yy8?si=pAsyFBoDCwCRdfGQ
28. Franco Battiato – Eri con me (2012)
Siamo detriti, relitti umani, trascinati da un fiume in piena,che non conosce soste, né destinazione.La nostra mente, le nostre azioni, sono la causa;gli effetti, invece, il nostro destino.
Ciò che deve accadere accadrà,qualunque cosa facciamo per evitarlo.Ciò che deve accadere accadrà,perché è già accaduto.
Eri con me, ma io non ero con te.Sei con me, ma io non sono con te.Ero con te, ma tu non eri con me.
Viviamo nell’impermanenza, nell’incertezza della vita condizionata,ma ci ricorderemo di noi segretamente.
Arriverà il giorno atteso a schiudere gli impediti passaggi;prepariamoci a nuove esistenze.
Eri con me, ma io non ero con te.
Sei con me, ma io non sono con te.
Ero con te, ma tu non eri con me.
Il fiume in piena che non conosce soste di cui parla Eri con me è il destino. I nostri pensieri e le nostre azioni (“pensieri, parole, opere e azioni”, per dirla in termini cristiani) sono la causa, il motore karmico del nostro percorso destinico, il quale viceversa è l’effetto.
Ciò che deve accadere accadrà perché il disegno, una volta tracciato, deve dispiegarsi… in potenza è già accaduto perché ne abbiamo seminato le cause. Ciononostante, noi viviamo nell’incertezza perché non sappiamo leggere le traiettorie delle leggi divine.
Questo è l’avvertimento/insegnamento di Eri con me, che ci dice anche che, se pure ora viviamo nel mondo perituro e impermanente (e condizionato, opposto dell’Incondizionato), verrà un momento in cui si apriranno delle porte le quali ci condurranno a esistenze ben diverse da quella che stiamo vivendo ora.
Nella canzone, in realtà, vi è un altro insegnamento importante: il ritornello, con il suo gioco di presenze e assenze reciproche, è una diagnosi del sonno, secondo la quale essere vicini non basta, se non c’è presenza.
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https://youtu.be/zgp-XwJFAIk?si=b0KOIK8GewjmUDic
29. Franco Battiato – Passacaglia (2012)
Ah, come ti ingannise pensi che gli anninon han da finire:è breve il gioire.I sani, gli infermi,i bravi, gli inermi,è un sogno la vita,che par sì gradita.
Vorrei tornare indietroper rivedere il passato,per comprendere meglioquello che abbiamo perduto.Viviamo in un mondo orribile.Siamo in cerca di un’esistenza.
La gente è crudelee spesso infedele,nessun si vergognadi dire menzogna.I giovani, i puttie gli uomini tutti,non vale fuggire,si plachi l’ardire.
Vorrei tornare indietroper rivedere gli errori,per accelerareil mio processo interiore.Ero in quinta elementare:entrai per caso nella mia esistenza,fatta di giorni allegrie di continue esplorazionie trasformazioni dell’io.
Ah, come t’ingannise pensi che gli anninon han da finire:è breve il gioire.
Vorrei tornare indietro,nella mia casa d’origine,dove vivevo prima di arrivare qui sulla Terra.
Entrai per caso
nella mia esistenza
di antiche forme,
di insegnamenti
e trasformazioni dell’io.
E trasformazioni dell’io.
Parlando d’impermanenza, ecco che giunge Passacaglia, pezzo che ne discetta ampiamente. L’abbrivio è già un insegnamento: l’esperienza terrena ha un valore che spesso si sottovaluta, lasciando scorrere il tempo senza investirlo in ciò che conta, ossia nel progresso interiore. Viceversa, è un girare intorno alle stesse cose, senza profitto: proprio come la passacaglia, una musica di tipo ciclico che gira intorno al medesimo tema/nota (esattamente come fa l’essere umano, che gira intorno ai medesimi eventi/lezioni, fino a che finalmente non li apprende).
Gli anni a disposizione prima o poi finiscono… e a un certo punto vien pure il desiderio di ripercorrere quanto è stato per comprenderlo meglio e per capire cosa si sarebbe potuto fare di diverso al fine di “accelerare il processo interiore”.
Molto potente il verso “entrai per caso nella mia esistenza”: al di là dell’elemento potenzialmente biografico (un’epifania nella sua infanzia?), l’autore esprime l’idea per cui l’essere umano può vivere molti anni come in un sogno (“è un sogno la vita”), prima di entrare davvero nella propria esistenza. Nel primo caso, la vita viene sprecata (il tema centrale del pezzo); nel secondo, viene messa a profitto (ciò che il cantante auspica).
Il finale della canzone è ancora più ampio: non si riferisce più al passato terreno di questa vita, ma al “passato celeste” che la ha preceduta, la “casa d’origine” che abbiamo lasciato prima di scendere sul pianeta Terra. Sempre allo scopo di apprendimenti, insegnamenti e trasformazioni dell’io.
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https://youtu.be/szDSsXQN600?si=QD7f5cxcrTdCHsSZ
30. Franco Battiato – Apriti sesamo (2012)
Apriti sesamo, apriti sesamo, apriti sesamo.
Sorrideva Sherazade e i suoi denti,come fili di perle,come chicchi di grandine, come fiori,scintillavano al sole per la grandezza di Allah.Dalla sua bocca, le più belle fiabe trovavano vita per il re.Cominciò così la bella a raccontaredi Alì Babà e dei quaranta ladroni.
Apriti sesamo, apriti sesamo, apriti sesamo.
Alì aveva seguito di nascosto come un’ombrauna banda di ladri.Camminavano nel bosco in fila indiana.Arrivarono davanti ad una grande grotta,nascosta da cespugli.Il loro capo imperioso ordinò, “Sesamo, apriti”.La roccia girò su sé stessa e come porta si spalancò.Monete d’oro, pietre preziose, sciabole scintillanti e tappeti di Bukara.
Orci di vino pregiato,vasi pieni di luce lunare,che illuminavano attornoper il piacere degli occhi.
Quando i ladri si allontanarono al galoppoed erano ormai lontani,Alì Babà si fece coraggioe palpitava il suo cuore come mille cavalli.Impaurito e tremante ripeté la formula magica “Sesamo, apriti”.La roccia girò su se stessa e come porta si spalancò.
A quel punto, sorto il giorno, Sherazade si interruppe e la fiaba finì.
Apriti sesamo, pezzo che mi piace moltissimo per l’atmosfera mistica che vi si respira, è una canzone ermetica la quale per essere compresa e apprezzata appieno necessita di un’interpretazione mirata (un po’ come i racconti e i miracoli dei Vangeli). Per non dilungarmi, sarò sintetico ed elencativo:
– Alì Babà rappresenta l’essere umano durante il percorso evolutivo, e segnatamente in una fase di conoscenza e progresso,
– la sua vita rappresenta l’incarnazione terrena,
– il seguire nascostamente i ladroni rappresenta lo studio delle leggi divine (l’esoterismo, lo studio di ciò che è nascosto),
– i ladroni rappresentano gli inganni e le attrattive del mondo terreno, gli elementi bassi ed egoici della vita, le forze che rubano e distraggono e tengono ancorati alla materia e all’addormentamento,
– il numero quaranta è tradizionalmente presente nelle prove iniziatiche (la più famosa delle quali è quella di Gesù nel deserto alle prese col Diavolo… e in pochi sanno che dopo la resurrezione Gesù insegnò ai suoi apostoli per quaranta giorni: quello fu il loro periodo iniziatico) e rappresenta un “passaggio di stato”,
– la formula “Apriti sesamo” rappresenta la conoscenza occulta che Alì Babà riesce a far sua, la parola d’ordine della soglia interiore, unita all’intenzione di farla risuonare e agire (conoscenza+intenzione+coraggio),
– la grotta nascosta rappresenta il passaggio iniziatico/evolutivo (è nascosta, è un portale, è un luogo buio che si trova solo se si sa già dove guardare e si ha il coraggio di entrarvi),
– la roccia che si spalanca rappresenta l’esistenza: essa è tenuta a rispondere alla conoscenza/coscienza/parola magica/ordine dell’essere umano,
– il cuore che palpita come mille cavalli rappresenta l’audacia dell’iniziato/ricercatore spirituale,
– il tesoro rappresenta il potenziale che si ottiene una volta entrati nella grotta, il quale in mano all’iniziato diventa un potenziale di crescita, mentre tra le mani di uomini poco evolutivi rimane mera materia (o, peggio, un potere usato in modo egoico: “vasi pieni di luce lunare”),
– la fiaba finisce quando sorge il giorno/alba, che rappresenta il risveglio,
– Sherazade, voce narrante dei racconti de Le mille e una notte, rappresenta la voce interiore, l’anima, la quale ha una visione più ampia della personalità nel mezzo della sua incarnazione.
L’ascoltatore occasionale potrebbe chiedersi: ma come, la storia termina proprio quando entra nel vivo e Alì Babà conquista il tesoro? Cosa ci fa col tesoro? Cosa ottiene poi? Queste domande hanno senso in una visione materiale; in una visione spirituale, invece, non hanno significato, perché il punto d’arrivo del percorso spirituale è proprio il risveglio. Il fatto che la storia si interrompa è l’elemento più sottile e rivelatore del testo: la fiaba termina a questo punto perché non serve più, la coscienza è già giunta a destinazione.
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Gruppo 3 – L’amore come via evolutiva e trasformativa
Il terzo gruppo rappresenta una delle vie evolutive per eccellenza, particolarmente cara a Battiato: la via dell’amore, quella più adatta al grosso dell’umanità (solitudine, eremitaggio e castità sono per pochi). L’amore dapprincipio è concepito come relazione umana, ma in seguito diviene una pratica spirituale di trasmutazione. Parallelamente, la relazione passa dal prendere al dare. Questo è il livello in cui attraverso l’amore si ottiene una trasformazione interiore.
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https://youtu.be/ImDXRwUyahQ?si=2dSkuU9ZxciYJw05
31. Franco Battiato – Il sentimiento nuevo (1981)
Es un sentimiento nuevo
che mi tiene alta la vita:
la passione nella gola,
l’eros che si fa parola.
Le tue strane inibizioni
non fanno parte del sesso.
I desideri mitici di prostitute libiche,
il senso del possesso che fu prealessandrino,
la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse mi incatena
ed è bellissimo perdersi in quest’incantesimo.
È bellissimo perdersi in quest’incantesimo.
Tutti i muscoli del corpo,
pronti per l’accoppiamento.
Nel Giappone delle geishe
si abbandonano all’amore.
Le tue strane inibizioni
che scatenano il piacere.
Lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco,
la lotta pornografica dei Greci e dei Latini,
la tua pelle come un’oasi nel deserto ancora mi cattura
ed è bellissimo perdersi in quest’incantesimo.
È bellissimo perdersi in quest’incantesimo.
I desideri mitici di prostitute libiche,
il senso del possesso che fu prealessandrino,
la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse mi incatena
ed è bellissimo perdersi in quest’incantesimo.
È bellissimo perdersi in quest’incantesimo.
Sentimento nuevo, altra canzone popolare che ha riscosso un certo successo, avvia il terzo gruppo, quello dedicato alla via dell’amore come percorso evolutivo/trasformativo.
Trattandosi dei primi passi di tale percorso, il livello è ancora di base, per dir così: bellezza visiva, passioni, desiderio, piacere fisico, fascino, prostitute, eros, possesso, etc. Tutto molto basico e ancora molto terreno, com’è giusto che sia. D’altronde, è ben noto nella letteratura esoterica che le relazioni/sessualità possono essere sia un fattore di sviluppo evolutivo che un fattore ostacolante (“sirene”, “catene”).
Tuttavia, pur in tale mondanità, vi è già qualche riferimento ai livelli superiori: l'”eros che si fa parola” (il piacere diventa parola, canto, espressione più nobile), la via tantrica, che rappresenta la disciplina e la sublimazione dell’energia sessuale (una via per pochi, occorre dire), l’incantesimo dell’amore… come scrive il Tao te ching, “anche un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo”.
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https://youtu.be/_tmLq7MksyU?si=roeh_aOrZ_l2xlhl
32. Franco Battiato – È stato molto bello (1998)
I colli dei cignisplendono alla lucee mille barbaglitrafiggono le palpebre.Il fuoco che bruciò Roma è solo sprazzo.Così mi incendi,con bugie di suoni mi possiedi.
È stato molto bello,finisce la tarda estate.È stato molto bello,si prolungano le ombre oltre la sera.Non domandarmi dove porta la strada,seguila e cammina soltanto.Non domandarmi dove porta la strada,seguila e cammina soltanto.
I colli dei cigni
splendono alla luce
e mille barbagli
trafiggono le palpebre.
Il fuoco che bruciò Roma è solo sprazzo.
Così mi incendi,con bugie di suoni mi possiedi.
È stato molto bello,finisce la tarda estate.È stato molto bello,si prolungano le ombre oltre la sera.
Non domandarmi dove porta la strada,seguila e cammina soltanto.
Io non invecchio,
niente più m’imprigiona.
Io non invecchio,
niente più m’imprigiona.
Pure È stato molto bello propone concetti come fuoco, possesso e passione, ma inizia a porli al passato: tutto questo è stato molto bello, ma tu non indugiare e passa oltre… la stagione estiva (quella del piacere e del divertimento) è passata ed è durata sin troppo (nonostante il rischio perdurante di subire ancora bugie e fascino).
Passare oltre per andare dove?
Non domandarmi dove porta la strada che ti ho indicato: tu seguila e basta, senza chiedere indicazioni, garanzie o certezze. Fallo in fiducia.
La voce narrante in verità anticipa il traguardo di tale strada: non si invecchia più, non perché il corpo diventi immortale (non è questo l’obiettivo), ma perché, al di fuori del tempo, lo è l’anima; non si è più prigionieri perché si è sciolto l’ego con tutte le sue catene (lo scopo è questo).
Quando i colli dei cigni splendono alla luce” e “mille barbagli trafiggono le palpebre”, il famoso incendio di Roma al confronto diviene una piccola scintilla, tanto è il nostro potenziale di luce.
Tutto ciò viene raccontato con una melodia tanto dolce quanto profonda e misteriosa: tutto molto bello davvero.
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https://youtu.be/UuY_V1DQFo0?si=S75iJU0-pTFatZAZ
33. Franco Battiato – Quello che fu (1998)
Ah, questo passato,dove il mio rifugio presso di tefu quello che fu.Dove la polvere più pura sulla tua sogliafu quella che fu.Duri come pietre,come due amici eravamo insieme.Preso del tuo cuore,ho detto che il nostro legamefu quello che fu.
Irragionevole,non ci poteva niente,non potevo immaginarmi senza.La folliafu quella che fu,
fu quella che fu.
L’impero delle parole,la distinzione tra bene e male,la ripida discesa dal cielo alla terra,disperata,verso l’incarcerazione,fu quello che fu.La circumnavigazione,i nomi che si diedero alle cose,la gioia e il dolore dell’esistere,l’enigma del consenso,le emozionali imprese della specie,
fu quello che fu,tutto fu quello che fu.
Quel che deve ancora avvenire:
il sorgere della città di Dio,l’emblema che ci fa forti e sicurioppure pazzi e disperati.
Ti gridavo: sono disperso,
disperso,
disperso.
Ah, questo passato,
dove il mio rifugio presso di te
fu quello che fu.
Dove la polvere più pura sulla tua soglia
fu quella che fu.
Duri come pietre,
come due amici eravamo insieme.
Per Quello che fu vale più o meno lo stesso discorso fatto per la canzone precedente: non a caso, ambo i pezzi fanno parte del medesimo album e probabilmente sono frutto di dinamiche interiori simili.
Anche in questo caso, abbiamo dei verbi al passato, anche in questo caso abbiamo accenni a relazioni, amicizie, legami e passioni precedenti… pur se questa canzone si rivela più metafisica e meno “relazionale” della precedente.
Si parte dalla discesa nella materia (“l’impero delle parole”, “la distinzione tra bene e male”, “i nomi che si diedero alle cose”, il sentirsi dispersi).
Si procede con prove/catene/dolore e l’apprendimento/resa susseguente (“tutto fu quello che fu”, ripetuto quasi ossessivamente come in un mantra).
Si compiono poi dei passi in avanti (magari con qualcun altro accanto, “due amici”, pur se ancora “duri come pietre”, ossia ancora materiali): nell’espressione “la polvere più pura sulla tua soglia” la soglia è un passaggio iniziatico/evolutivo, mentre la polvere è ciò che rimane di un fuoco; il senso è che quanto di meglio resta di una relazione è ciò che rimane come essenza, utile per il percorso a venire, non ciò che si trattiene come storia.
Il traguardo, segnato sin dal principio, è il sorgere della Città di Dio: una direzione che rende “forti e sicuri oppure pazzi e disperati” a seconda di come si vive il cammino e dello stato di coscienza che si matura nel mentre.
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https://youtu.be/5iycs7IOOrM?si=D9R0mxdPZUkJ4egO
34. Franco Battiato – E più ti amo (2008)
Più vedo te, più ascolto te, e più ti amo:ogni parola che dici, t’amo un po’ di più.Parole che sono per te sempre le stesseed io lo so che parlerai sempre così.
Più vedo te, più ascolto te, e più ti amo:ogni parola che dici, t’amo un po’ di più.Parole che sono per te sempre le stesseed io lo so che parlerai sempre così.
Più vedo te, più ascolto te, e più ti amo:vivo perché tu mi lasci stare vicino a te.Perché se tu mi dici di no, mi fai moriree tu lo sai, la vita sei per me.
E vedo te e ascolto te e t’amo sempre:Ogni parola che dici t’amo sempre di più.Parole che sono per me sempre diversequando sarà la voce tua che le dirà.
E vedo te e ascolto te, sempre la stessa:vivo perché tu mi lasci stare vicino a te.Perché per me la vita mia non conta niente,è tutto qui quello che ho e lo do a te.
E non dirai, non dirai mai parole uguali,
se parlerà la voce tua per me.E non dirai, non dirai mai parole uguali,
se parlerà la voce tua per me.
E più ti amo è probabilmente il pezzo più “romantico-sentimentale” di Battiato… ma andiamo con ordine, cronologico e concettuale.
Battiato incise il pezzo per la prima volta nel 1965, di fatto convertendo in italiano una canzone francese (Plus je t’entends, di Alain Barrière): in quel caso si trattava di una canzone melodica totalmente sentimentale. A distanza di tempo, più di quarant’anni dopo, Battiato registrò nuovamente la canzone, con le medesime parole ma una musica differente e soprattutto un afflato/atmosfera che la spostava da pezzo esclusivamente sentimentale a pezzo sì romantico, ma con un sottofondo universale: l’autore non si sta rivolgendo a una donna in particolare, ma probabilmente al femminile nell’insieme, persino con uno sguardo al Divino, o quantomeno al lato femminile dell’energia divina.
Il testo si presta benissimo a tale ambiguità interpretativa e può esser letto sia come attaccamento egoico (“se tu mi dici di no, mi fai morire”), sia come atteggiamento devozionale (“la vita sei per me”).
Inoltre una sottigliezza linguistica (“parole che sono per te sempre le stesse” da parte di chi parla, “parole che sono per me sempre diverse” da parte di chi ascolta) fa ipotizzare un progressivo cambio di coscienza nell’ascoltatore/innamorato.
Siamo ancora sul romantico, ma dal balcone si guarda anche in lontananza. Siamo ancora nella fase iniziale del terzo gruppo, ma iniziamo ad addentrarci in esso.
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https://youtu.be/-A5Pt44BkvE?si=iZEciCfd_XHZ04rW
35. Franco Battiato – Bist du bei mir (2001)
Ardo dal desiderio di vederti,forza perenne delle catene,di stare in mezzo a tanta gente.La forza della vita è nel denaro,ma soprattutto la ricchezza virtualesta più in alto di quella reale.Ma soprattutto la ricchezza virtuale sta più in alto, più in alto, più in alto.
Bisognerebbe scacciare le avversità come si fa con le mosche,
per chi rimane incosciente le colline sono ancora in fiore.
Risuona un mambo nella cave
e il mondo semplicemente gira,sull’orlo di un precipizio
mi inviti adesso a giocare.
Bist du bei mir geh ich mit Freuden.Zum Sterben und zu meiner Ruh.Bist du bei mir mit Freuden.
La luce abbagliò i miei sensi come in un quadro di Monet,mentre l’estate insidiava il giovane Gesualdo.Risuona un mambo nella cavea
e il mondo semplicemente gira,sull’orlo di un precipizio
mi inviti adesso a giocare.
Bist du bei mir geh ich mit Freuden.
Zum Sterben und zu meiner Ruh.
Bist du bei mir mit Freuden.
Bist du bei mir significa “se tu sei con me”: anche qui abbiamo l’elemento della coppia, dell’amore, del percorso effettuato (almeno temporaneamente) con qualcuno. E ancora una volta abbiamo il desiderio, le catene, il gioco, la gente, la felicità dello stare insieme, come pure l’arte e l’estate.
E pure qui abbiamo elementi di un passaggio ulteriore: se è vero che, alle prese con i desideri della materia, siamo come sull’orlo di un precipizio, è vero anche che abbiamo la forza per scacciare le mosche/avversità/tentazioni e per riconoscere che la vera ricchezza non è quella reale, laddove l’aggettivo “reale” è inteso qua in senso latino, come res/oggetti, bensì quella virtuale, ossia quella sottile, ossia quella interiore… che non si vede eppure è più vera e consistente di quella esteriore, la quale viceversa è sia peritura che illusoria.
La frase tedesca completa porta la relazione a un livello più elevato: “Se tu sei con me, vado con gioia incontro alla morte e al mio mio riposo. Se tu sei con me, sono felice”; qui la relazione diviene percorso evolutivo condiviso, e non più passione o eros. Tra l’altro il ritornello in tedesco, così potente in senso affettivo ed evolutivo, viene dopo una sorta di collage di elementi bassi: catene, denaro, mosche, caverne, precipizio. Ossia a dire: mentre il mondo gira sull’orlo del precipizio e invita a giocare/distrarsi, una relazione vera tra un uomo e una donna può avere effetti spirituali e salvifici.
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https://youtu.be/fozMwFBbrKw?si=yV36xVkkXR8263k3
36. Franco Battiato – Tra sesso e castità (2004)
Andando a caso consideravo, girando per strade vuote
che l’equilibrio si vede da sé, si avverte immediatamente.
Ribussa ai miei pensieri un desiderio di ieri
ed è l’eterna lotta tra sesso e castità.
Chissà com’è la tua vita oggi
e chissà perché avrò abdicato.
Scorrono gli anni, nascosti dal fatto che c’è sempre molto da fare
e il tempo presente si lascia fuggire con scuse condizionali.
Ribussa ai miei pensieri un desiderio di ieri
ed è l’eterno scontro tra sesso e castità.
Chissà com’è la tua vita oggi
e chissà perché avrò abdicato.
Tra i sussurri, l’indolente ebbrezza di ascendere e cadere qui.
Tra la vita e il sonno, la luce e il buio dove forze oscure da sempre si scatenano.
Felici i giorni in cui il fato ti riempie di lacrime e di arcobaleni,
della lussuria che tenta i papaveri con turbinii e voglie.
Chissà perché avrò abdicato,
con te riproverei, per capriccio gioco per necessità.
Mi divido così tra astinenza e pentimenti,
tra sesso e castità.
Tra sesso e castità affronta un tema centrale in tutte le tradizioni spirituali, sovente riportato anche nelle susseguenti religioni, per quanto in modo inconsapevole e dogmatico: l’uso dell’energia sessuale. Le tradizioni esoterico-esistenziali hanno sempre suggerito la castità come via evolutiva preferenziale e veloce, e il contenimento come via moderata, magari adatta a padri e madri di famiglia. Le religioni hanno mantenuto il precetto di fondo dimenticandosi però il motivo e l’insegnamento: così, ai novizi non viene insegnato come utilizzare correttamente l’energia sessuale, non reprimendola (come fanno gli eretici), né disperdendola (come fanno i mondani), ma indirizzandola verso l’alto (piuttosto che verso il basso come suggerisce la società contemporanea).
Questa canzone di Battiato (il quale ben conosceva tale dilemma evolutivo di fondo: quando in un’intervista gli chiesero se era casto, lui rispose “Magari!”), affronta tale argomento, senza moralismi: le forze abbassanti di quell’energia, le “forze oscure che si scatenano”, ci tengono impegnati in un dualismo/lotta di coscienza, “tra la vita e il sonno, la luce e il buio”. Opposte alle forze oscure e abbassanti c’è “l’equilibrio che si vede da sé e si avverte immediatamente”, tipico di chi non è preda di determinate energie basse (non il sesso in sé, s’intende, ma l’ottava bassa della forza sessuale che rischia di trascinare in basso l’intero essere umano).
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https://youtu.be/4Q6HBLv05wY?si=Hph8iMBm6CjMUI1d
37. Franco Battiato – Vite parallele (1998)
Mi farò strada tra cento miliardi di stelle,la mia anima le attraverseràe su una di esse vivrà in eterno.
Vi sono, dicono, cento miliardi di galassie,tocco l’infinito con le mani,aggiungo stella a stella,
sbucherò da qualche parte:sono sicuro, vivremo per l’eternità.
Ma già qui vivo vite parallele,ciascuna con un centro, con un’avventurae qualcuno che mi scalda il cuore.
Ciascuna mi assicura,addormentato o stanco,braccia che mi stringono.
Credo nella reincarnazione,in quel lungo percorso che fa vivere vite in quantità,ma temo sempre l’oblio,la dimenticanza.
Giriamo sospesi nel vuoto intorno all’invisibile:ci sarà pure un motore immobile.
E già qui vivo vite parallele,ciascuna con un centro, una speranza,la tenerezza di qualcuno.
Tu pretendi esclusività di sentimenti.Non me ne volere,
perché sono curioso, bugiardo e infedele.
Qui vivo vite parallele,
ciascuna con un centro, con un’avventura
e qualcuno che mi scalda il cuore.
Con Vite parallele siamo a mezza via del terzo gruppo, quello dedicato all’amore come via evolutiva.
In effetti, nel pezzo in questione temi e livelli si mescolano: il livello della personalità porta ad avventure, compagnia e bugie (“sono curioso, bugiardo e infedele”), pur se mischiate a tenerezza e calore (“qualcuno che mi scalda il cuore”, “braccia che mi stringono”, “la tenerezza di qualcuno”); il livello dell’anima invece conduce all’eternità, all’infinito, all’invisibile (“la mia anima vivrà in eterno”, “tocco l’infinito con le mani”, “sono sicuro, vivremo per l’eternità”).
Sullo sfondo, il concetto delle varie reincarnazioni, su questo o altri pianeti, echeggiato dalle diverse vite che già si conducono all’interno dell’esistenza terrena. Tali vite, “parallele” o “consecutive” che siano, sono necessarie e funzionali per passare dallo stadio dell’ego a quello dell’anima, che prima o poi “vivrà in eterno” da qualche parte, una volta terminata la sciarada terrena retta dal “motore immobile”.
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https://youtu.be/NWV2QfFs1Gg?si=EDm7J-xpd3MJVhq4
38. Franco Battiato – Le nostre anime (2015)
T’incontro nella stessa galleria
dove ci siamo lasciati.
T’incontro nella stessa galleria
dove ci siamo lasciati e persi di vista,
come succede spesso nella vita.
Mi ricordo che ti piaceva danzare
alla maniera classica.
C’eravamo tanto amati
e non l’abbiamo capito.
Forse eravamo troppo giovani,
legati da storie di sesso.
Non è strano che ci si trovi come un tempo,
quando ci capivamo guardandoci negli occhi.
È bello rivederti, davvero.
Scendono inaspettatamente lacrime
come pioggia, spontanee,
da allegria.
Riprendiamo il sentiero,
con lo stesso cammino,
verso la stessa meta,
nell’aria del mattino.
Abbiamo attraversato una vita,
piena di cambiamenti.
Abbiamo imparato a contemplare
la natura e i desideri.
Verso l’immaginazione,
le visioni arriveranno,
improvvise e impensabili.
Riserviamo al cuore
una lode,
il sole tramonta
e nasconde il raggio
della sua conoscenza.
Riprendiamo il sentiero,
con lo stesso cammino,
verso la stessa meta.
Le nostre anime cercano altri corpi
in altri mondi, dove non c’è dolore,
ma solamente pace e amore. Amore.
Le nostre anime è un’altra canzone di amore romantico-sentimentale: incontro, amore, danze reciproche, allontanamento.
Poi ognuno percorre la sua vita, fa le sue cose e le due anime, che evidentemente avevano ancora qualcosa da dirsi/darsi, si reincontrano, dopo aver attraversato vita, cambiamenti, apprendimenti e contemplazioni, rivedendosi quindi su un nuovo livello, non più quello più semplice, attrattivo e giovanile (in cui i due non avevano capito), tanto che ora sono in grado di rimettersi sullo stesso cammino e sulla stessa meta (evolutiva, dato per scontato).
Da notare alcuni simboli interessanti: la galleria come sentiero/percorso, le lacrime come momento di comprensione/commozione/purificazione, il tramonto e i suoi raggi di sole come conoscenza acquisita durante la via.
Il finale della canzone parla di incarnazione in corpi e mondi diversi, ovviamente a seguito di un lungo percorso nella materia più greve, e di un amore ora più reale, meno condizionato e più incondizionato.
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https://youtu.be/cLJp-YJeuzc?si=jFMzEVz6ogQshu1C
39. Franco Battiato – La cura (1996)
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via,dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,dalle ossessioni delle tue manie;supererò le correnti gravitazionali,lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,perché sei un essere specialeed io avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee,come vi ero arrivato, chissà.Non hai fiori bianchi per me?Più veloci di aquile i miei sogniattraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,percorreremo assieme le vie che portano all’essenza;i profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto,conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono;supererò le correnti gravitazionali,lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te.
Io sì, che avrò cura di te.
La cura è una canzone piuttosto famosa, tanto che era una delle poche di Battiato che conoscevo a parte i classici e l’album già menzionato. Come mai? Perché, oltre che musicalmente intensa, propone un testo leggibile dal grande pubblico: l’uomo che si prende cura della creatura che ama (compagna, figlia), in modi basilari e persino in modi ultraterreni; ti proteggerò dalla paura, dai turbamenti, dalle ingiustizie, dalle malattie, dall’invecchiamento, dalla malinconia… e poi ti farò dono della sapienza, della pazienza, perfino dello spazio e del tempo. E tutto questo “perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te”.
Tutto molto bello. Ma a chi si sta rivolgendo Battiato?
In verità, se l’interpretazione romantica non è impedita, è solo un primo livello di lettura de La cura: in un livello più sofisticato ed essenziale Battiato si sta rivolgendo al Sé. È il suo Sé che lui intende proteggere e curare in quanto essere speciale… e, al di fuori della canzone, è un invito che vien fatto a tutti: ogni essere umano dovrebbe curare sé stesso come la creatura speciale/unica/divina che è in realtà. L’obiettivo non è non far invecchiare l’amante terreno, ma raggiungere l’immortalità noi stessi, e l’unico modo di farlo è passare dall’ego all’anima: la transizione di cui parlano tutte le tradizioni spirituali. L’amore incondizionato e universale di cui parla La cura è dunque un amore evolutivo… e l’unico percorso evolutivo che possiamo curare è il nostro: è solo a noi stessi che possiamo garantire gli ottenimenti di cui parla il testo della canzone.
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https://youtu.be/cAV0c0J09-U?si=7UQqv7KIhe0tSZd5
40. Franco Battiato – Voglio vederti danzare (1982)
Voglio vederti danzarecome le zingare del deserto,con candelabri in testao come le balinesi nei giorni di festa.
Voglio vederti danzarecome i dervisches tourners che giranosulle spine dorsalio al suono di cavigliere del Katakali.
E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza, danza.E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza.
E Radio Tirana trasmettemusiche balcaniche mentredanzatori bulgaria piedi nudi sui bracieri ardenti.
Nell’Irlanda del Nord,nelle balere estive,coppie di anziani che ballanoal ritmo di sette ottavi.
E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza, danza.E gira tutto intorno alla stanza mentre si danza.
Nei ritmi ossessivi la chiavedei riti tribali,regni di sciamanie suonatori zingari ribelli.
Nella Bassa Padana,
nelle balere estive,
coppie di anziani che ballano
vecchi valzer viennesi.
Voglio vederti danzare è un po’ il culmine dell’amore terreno gioviale: l’autore desidera vedere la sua amata (o, ancora una volta, sé stesso?) danzare e gioire, intendendo il ballo come gesto di autenticità e di vitalità. I palcoscenici della danza in tal senso sono marginali e contestuali, sorta di cornici scenografiche: il deserto, Bali, il sud dell’India, l’Irlanda del Nord, la Pianura Padana… e ancora, riti tribali o balere estive, non importa: l’importante è che si danzi e si celebri la gioia dell’energia vitale, che è anche l’energia sessuale/amorosa.
In tale canzone di gioia e di festa, festosa pure nella musicalità, Battiato fa comunque in tempo a metterci dentro i dervisci erranti (monaci sufi che effettuano una pratica di presenza e di connessione col Divino roteando su sé stessi) e il concetto per cui, quando si danza, tutto il mondo danza con noi (concetto che si può applicare tanto al livello della vitalità/gioia, quanto al livello dello spirito/bellezza).
Si noti che l’ultimo ballo che Battiato cita è quello degli anziani (“che ballano vecchi valzer”), come a suggerire una vitalità/gioia di vivere che deve procedere oltre la gioventù (e anche oltre l’eros).
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https://youtu.be/mK7z7RHoUJw?si=XI5sDdh00hCq7QwA
41. Franco Battiato – Tutto l’universo obbedisce all’amore (2008)
Rara la vita in due,fatta di lievi gestie affetti di giornata,consistenti o no.Bisogna muoversicome ospiti pieni di premure,con delicata attenzioneper non disturbare.Ed è in certi sguardi chesi vede l’infinito.
Stridono le autocome bisonti infuriati,le strade sono praterieaccanto a grattacieli assolati.
Come possiamo tenere nascosta la nostra intesa?Ed è in certi sguardiche s’intravede l’infinito.
Tutto l’universo obbedisce all’amore.Come puoi tenere nascosto un amore?Ed è così che ci trattiene nelle sue catene.Tutto l’universo obbedisce all’amore.
Come possiamo tenere nascosta la nostra intesa?Ed è in certi sguardiche si nasconde l’infinito.
Tutto l’universo obbedisce all’amore.Come puoi tenere nascosto un amore?Ed è così che ci trattiene nelle sue catene.Tutto l’universo obbedisce all’amore.
Obbedisce all’amore.
Ci stiamo avviando alla fine del terzo gruppo, per cui è il momento di enunciare la legge cosmica, che è anche il titolo di questa canzone: Tutto l’universo obbedisce all’amore.
Anche questo pezzo prende le mosse dall’amore umano, terreno, relazionale, persino quotidiano: gesti, affetti, premure, sguardi, l’intesa molto concreta e quotidiana tra due persone, come in una sorta di galateo di coppia. Tuttavia il brano si slancia rapidamente verso l’alto, non tanto con una grande verbosità, ma più che altro con la nettezza dei concetti: “s’intravede l’infinito”, “si nasconde l’infinito”, “tutto l’universo obbedisce all’amore”.
D’altronde, è la medesima cosa che affermava Dante quando scriveva de “l’amor che move il sole e l’altre stelle”: nell’ultimo verso del Paradiso e dell’intera Divina Commedia (la divina commedia è proprio l’esistenza fisica col suo palcoscenico terreno), il Sommo Poeta enuncia per l’appunto la somma legge cosmica, il principio attrattivo universale.
Ancora una volta, le relazioni possono sia ostacolare (“è così che ci trattiene nelle sue catene”) sia innalzare (“in certi sguardi s’intravede l’infinito”).
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https://youtu.be/YKdc6dj2odQ?si=PceRcMI4AHhdEp6z
42. Franco Battiato – Casta diva (1998)
Casta diva.
Greca, nascesti a New York,e lì passasti la tua infanzia con genitori e niente di speciale.Fu un giorno che tua madre stanca dell’America e di suo marito,prese i bagagli e le vostre mani,vi riportò indietronella terra degli Dei.
Eri una ragazzina assai robusta,non sapevi ancora di essere divina.Ci hai spezzato per sempre il cuore,
Ti strinse forte il successo,ballò fino a sera con te,la musica non ti scorderà mai.Viaggiasti e il mondo stringesti.Ti accoglievano navi, aerei e treni,
invidie, gelosie e devozione.
Un vile ti rubò serenità e talento.Un vile ti rubò serenità.Un vile ti rubò.
Divinità dalla suprema voce,la tua temporalità mi è entrata nelle ossa.
Dell’America e di suo marito…
Un giorno che tua madre vi riportò indietro…
Nella terra degli Dei, la terra degli Dei…
Eri una ragazzina assai robusta…
Ci hai spezzato per sempre il cuore…
Un vile ti rubò…
Un vile ti rubò…
Con Casta diva sembra che facciamo un passo indietro: ma come, passiamo dall’universo che obbedisce all’amore a una canzone su Maria Callas? Detta così, l’obiezione suona ragionevole, ma…
Ma la cantante lirica è solo un pretesto, un simbolo: come Shackleton era il simbolo della determinazione nel procedere lungo un certo tragitto di esplorazione (esteriore il marinaio, interiore il ricercatore spirituale), così Casta diva è il simbolo di un sentimento d’amore/ammirazione/devozione che parte dalla Terra ma giunge in Cielo; è il simbolo di una bellezza terrena/esteriore che si fa apprendimento coscienziale/interiore (“la tua temporalità mi è entrata nelle ossa”).
Non per niente, Battiato, approfittando dell’origine greca della Callas, cita la “terra degli Dei”, come parla anche di “divinità dalla suprema voce”. D’altronde, la letteratura amorosa è piena di casi in cui l’amante uomo (energia attiva, maschile), sulla scia dell’amore provato per la sua musa (energia passiva, femminile), produce arte di livello elevato ed elevante. La figura della persona amata diviene così un trampolino per assurgere a livelli dell’essere più alti tramite il sentimento di amorosa devozione che si prova… e che distanza ormai dall’amore più passionale e possessivo de L’animale (e dell’uomo comune)!
Si noti anche che, in tale quadro devozionale e amoroso, sono ancora possibili cadute e drammi: “un vile ti rubò serenità e talento, un vile ti rubò serenità, un vile ti rubò”. Gli inganni e la pesantezza del mondo sono ancora possibili, ma le energie e lo sguardo sono stati oramai alzati.
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https://youtu.be/H4f8M0S3ydE?si=KIyUlCVEVcDTqo-s
43. Franco Battiato – Il ballo del potere (1998)
The circle symbolizes Tai Chi, which is formless and above duality.Here it is manifesting itself as the progenitor of the universe.It is divided into yin, the dark, and yang, the light,which signify the negative and positive poles.Pairs of opposites, passive and active, female and male,moon and sun.
Gli Aborigeni d’Australia si stendono sulla terra,con un rito di fertilità vi lasciano il loro sperma.
Anyway you’ll never know the many ways I’ve tried.
Gli Aborigeni d’Australia.
Quando Il ballo del potere uscì, avevo 19 anni… e ne rimasi folgorato. Curioso e interessato all’interiore e al nascosto come son sempre stato, avevo già letto qualcosa di introspettivo, ma la folgorazione fu decisamente più “in essenza” che “in conoscenza”. L’oggetto della canzone non è ovviamente un potere sociale del mondo di fuori, ma un potere del mondo di dentro, energetico, che sovente viene usato in modo errato, oscillando tra i poli opposti, senza conoscenza o consapevolezza… e che si focalizza al meglio quando si ottiene la centratura.
La canzone in questione è:
– potente musicalmente,
– molto educativa sul tema della dualità/polarità/generazione terrena (con buona pace delle teorie sui vari generi oltre il maschile e il femminile, giacché a generare sono sempre l’energia maschile e quella femminile),
– interessante nel descrivere il movimento dei diversi corpi dell’uomo (fisico, emotivo, mentale… col sottofondo dei corpi più sottili),
– colta e saggia nell’inciso in inglese relativo alla figura/simbolo/concetto del tai chi (letta da un allora veejay di Mtv, Andrea Pezzi),
– diretta e schietta nell’inserimento fisico/terreno dello sperma (sperma che viene emesso=energia maschile; terra che lo riceve=energia femminile).
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https://youtu.be/SrDespbAImU?si=4-TC1VealbtWNTdp
44. Franco Battiato – Il mantello e la spiga (1998)
Sotto l’ombra sospiravi, sospiravi,pastore di ombre e di sotterranei segreti,parlavi di una vita trascorsa.
Come sempre le foglie cadono d’autunno.Intona i canti dei veggenti, cedi alla saggezza, alle scintille di fuochi ormai spenti,regolati alle temperature e alle frescure delle notti.Lascia tutto e seguiti.
Guarda le distese dei campi,perditi in essi e non chiedere altro.Lasci un’orma attraverso cui tu stesso ti segui nel tempo e ti riconosci:
correvi con la biga nei circhie fosti pure un’ape delicata,il gentile mantello che coprì le spalle di qualcuno.Lascia tutto e seguiti.
I tuoi occhi dunque trascorrono svagatied ozi come una spiga.
Come sempre le foglie cadono d’autunno.
Intona i canti dei veggenti, cedi alla saggezza, alle scintille di fuochi ormai spenti,
regolati alle temperature e alle frescure delle notti.
Lascia tutto e seguiti.
Lascia tutto e seguiti.
Laddove È stato molto bello (seconda canzone di questo gruppo) affermava “non domandarmi dove porta la strada, seguila e cammina soltanto”, Il mantello e la spiga (che viceversa è la penultima del gruppo) dice “lascia tutto e seguiti“. Il senso è molto simile, con una differenza non di poco conto: la precedente canzone invitava a non porsi domande e a seguire la via, mentre la presente precisa che la via siamo noi stessi e che per portarla avanti dobbiamo lasciare tutto quanto.
Questo è quello che viene domandato al viandante spirituale che ha abbandonato le ombre e i sotterranei, ossia le energie più grevi: un progressivo distacco/abbandono di tutte le cose terrene, attaccamenti e desideri compresi (le foglie che cadono dall’albero sono un simbolo chiaro di tale distacco).
“Lasci un’orma attraverso cui tu stesso ti segui nel tempo e ti riconosci”: la nostra anima, nelle sue varie incarnazioni, lascia delle impronte che sono le impronte del karma e degli apprendimenti ottenuti e ancora da ottenere, e con ciò determina il suo destino. Lo stesso titolo della canzone mostra tale direzione: il mantello rappresenta la protezione, la cura (la via siamo noi, dunque è il nostro Sé che dobbiamo curare… e qua torniamo a La cura); la spiga rappresenta il nutrimento e la ciclicità del percorso semina/raccolto (torna il tema di quanto si semina e di quanto si raccoglie).
In questa canzone già s’intravede un tipo d’amore più elevato, meno legato alle relazioni terrene e più celeste: “intona i canti dei veggenti”, “cedi alla saggezza”; non si parla più dunque di amore romantico, ma di amore come vocazione quasi monacale.
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https://youtu.be/FgSerViz-P4?si=uluiyk5D4YO1583i
45. Franco Battiato – E ti vengo a cercare (1988)
E ti vengo a cercare,anche solo per vederti o parlare,perché ho bisogno della tua presenza,per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolarenasce da meccaniche divine,un rapimento mistico e sensualemi imprigiona a te.Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri,non accontentarmi di piccole gioie quotidiane,fare come un eremitache rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare,con la scusa di doverti parlare,perché mi piace ciò che pensi e che dici,perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine,saturo di parassiti senza dignità,mi spinge solo ad essere migliorecon più volontà.Emanciparmi dall’incubo delle passioni,cercare l’uno al di sopra del bene e del male,essere un’immagine divinadi questa realtà.
E ti vengo a cercare,
perché sto bene con te,
perché ho bisogno della tua presenza.
E ti vengo a cercare porta a compimento i movimenti precedenti, risultando il culmine del gruppo 3: in particolare, risulta un mix tra E più ti amo e Il mantello e la spiga: del primo prende la dedica a una figura femminile (ancora la musa femminile), del secondo prende l’elemento della vocazione (e lo porta ancora più in alto, sino al quarto gruppo, quello più rarefatto e meditativo).
Ancora una volta, vi è una possibile ambivalenza: Battiato parte rivolgendosi a una donna fisica, questo è sicuro (“per vederti o parlare”, “ho bisogno della tua presenza”, “mi piace ciò che pensi e che dici”, “in te vedo le mie radici”), ma poi pare effettuare un cambio di passo, o meglio un salto di livello (“dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri”), tanto che alla fine sembra rivolgersi direttamente al Divino (“meccaniche divine”, “un rapimento mistico”, “l’Uno al di sopra del bene e del male”).
Il titolo stesso della canzone può riferirsi sia a un amore romantico (vado a cercare la mia amata), sia allo slancio mistico di un ricercatore spirituale (vado a cercare il mio Amato, per dirla col linguaggio sufi). Di quale presenza aveva bisogno il nostro amico (“sto bene con te”, “ho bisogno della tua presenza”): della presenza di una donna o della presenza del Divino? Per quanto mi riguarda, la risposta è scontata.
Come se non bastasse la già enorme bellezza della canzone, testo e musica, Battiato riesce a mettervi dentro anche l’obiettivo di ogni tradizione spirituale, cristianesimo compreso, ossia l'”essere un’immagine divina”: “Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre Celeste” (Matteo 5, 48).
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Gruppo 4 – Oltre il velo: conoscenza e contemplazione
Il quarto e ultimo gruppo rappresenta il punto finale del cammino: il sentiero ha portato il viandante alla contemplazione, all’estasi, alla mistica, alla vera sapienza, alla dissoluzione dell’ego e a una visione cosmico/universale: qua si predispone il ritorno all’Uno. Questo è il livello in cui si è ottenuta una conoscenza/coscienza superiore.
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https://youtu.be/zVa713V_kOs?si=g7DvaGr6cSKIZo-d
46. Franco Battiato – Haiku (1993)
Seduto sotto un albero a meditaremi vedevo immobile danzare con il tempo,come un filo d’erbache si inchina alla brezza di maggioo alle sue intemperie.
Alla rugiada che si posa sui fiori,
quando s’annuncia l’autunno,
assomiglio
io che devo svanire.
E vorrei
sospendermi nel nulla,
ridurmi
e diventare nulla.
Haiku segna l’ingresso nel quarto gruppo, quello dedicato più spiccatamente al mondo interiore: non per niente, il testo si apre subito con un momento di meditazione, presentando poi immagini di contemplazione nella natura.
L’autore descrive uno stato di presenza nel qui e ora… seppur non ancora una presenza vera e propria: difatti, sul finire della canzone egli esprime il desiderio di sospendersi nel nulla fino a sparire e tornare nulla. Qua Battiato sta descrivendo la fase di diminuzione (prima) e dissoluzione (poi) dell’ego.
Nell’ottica di tale processo, vengono citati elementi stagionali legati al ciclo e all’impermanenza/cambiamento: il mese di maggio, la rugiada, la brezza, l’autunno in arrivo…
Il tutto elaborato con uno stile da haiku, come evidenzia il titolo della canzone, ossia un tipo di poesia giapponese breve e intensa.
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https://youtu.be/x1bWes0TG2o?si=2SyztYKU9sjDoQAA
47. Franco Battiato – Lo spirito degli abissi (2015)
Raggiungeremo la completezza.La via della vita è trasformazione.Il bene è il migliore dei giudici.
Quando scoppiò la Grande Guerral’umanità era sulla via del sacrificio.Lo spirito degli abissisi impadronì del nostro destino.
Abbiamo attraversato senza accorgerci,l’oscurità dell’inconscioè più forte di noi,
i giorni abbaglianti di luminosità.Nel mio giardinoil cielo era più vicino a me e a Dio.
Mi è ritornata voglia di pregareseguendo la tenacia dei padri del deserto.Per quelli che hanno perso da tempo la loro via,
per chi non riesce a sopportare i dolori dell’esistenza.
La porta ruota sul cardineche resta sempre irremovibile.La realtà ha due aspetti: spirito e materia.
I giorni abbaglianti di luminosità.
Nel mio giardino, il cielo era più vicino.
Lo spirito degli abissi porta avanti “il programma”: l’obiettivo dell’esistenza terrena è ritornare alla completezza, ossia all’unità, ossia all’Uno… e la via è necessariamente una via di trasmutazione. A volte difficile, persino feroce: in ciò non giudichiamo noi, che sovente nemmeno capiamo, ma il Bene con la b maiuscola, ossia l’Esistenza stessa… e quello che ci porge è giusto per definizione (“il bene è il migliore dei giudici”), pure quando ci costringe a “sopportare i dolori dell’esistenza” (l’autore fa l’esempio della Grande Guerra come evento karmico collettivo).
Il cardine, con le sue leggi, decide; noi ruotiamo in base a come sono state predisposte le cose e a come interagiamo con le leggi universali: nella realtà di spirito e materia la legge è lo spirito, mentre la materia è il palcoscenico su cui si svolge la commedia/dramma della vita/incarnazione, la quale prevede tanto momenti difficili (“l’oscurità dell’inconscio”) quanto istanti di ispirazione (“i giorni abbaglianti di luminosità”).
Nel mezzo della canzone, Battiato dà forse il consiglio più prezioso tra tutti: “mi è ritornata voglia di pregare seguendo la tenacia dei padri del deserto”.
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https://youtu.be/yzADyoZ8uw4?si=avNA57LNUTXFfVj9
48. Franco Battiato – Gli uccelli (1981)
Volano gli uccelli, volano,nello spazio tra le nuvole,con le regole assegnatea questa parte di universo,al nostro sistema solare.
Aprono le ali,scendono in picchiata, atterrano,meglio di aeroplani,cambiano le prospettive al mondo.Voli imprevedibili ed ascese velocissime.Traiettorie impercettibili.Codici di geometria esistenziale.
Migrano gli uccelli, emigrano,con il cambio di stagione,giochi di aperture alariche nascondono segretidi questo sistema solare.
Aprono le ali,scendono in picchiata, atterrano,meglio di aeroplani,cambiano le prospettive al mondo.Voli imprevedibili ed ascese velocissime.Traiettorie impercettibili.Codici di geometria esistenziale.
Volano gli uccelli, volano,
nello spazio tra le nuvole,
con le regole assegnate
a questa parte di universo,
al nostro sistema solare.
Gli uccelli sembra fare un passo indietro rispetto ai contenuti piuttosto evidenti delle prime canzoni del quarto gruppo: in fin dei conti, nel testo si parla solo di uccelli che volano…
… ma se ne parla come se ne parla ne Il gabbiano Jonathan Livingston (uscito in Italia qualche anno prima della pubblicazione della canzone, e la vicinanza non sembra casuale): gli uccelli non si trascinano per terra (materia), ma volano in cielo (spirito), secondo traiettorie perfette basate sulle leggi cosmiche (“le regole assegnate a questa parte di universo, al nostro sistema solare”).
Interessante l’espressione “codici di geometria esistenziale”: non è descrizione naturalistica, ma l’idea che anche il vivente obbedisca a un ordine invisibile. Da notare anche che la migrazione e le stagioni si connettono all’idea dei cicli.
Essi sono così metafora della perfezione del creato, ma anche di ciò che è chiamato a fare l’essere umano: conoscere tali leggi, praticarle e innalzarsi in cielo, lasciandosi alle spalle la pesantezza della materia. Naturalmente, per fare ciò occorre un mutamento interiore, come indica la canzone: “cambiano le prospettive”.
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https://youtu.be/J61uL94rCK8?si=QKaeiQzoocEcRhtT
49. Franco Battiato – Sui giardini della preesistenza (1993)
Torno a cantare il bene e gli splendoridei sempre più lontani tempi d’oro,quando noi vivevamo in attenzioneperché non c’era posto per il sonno,perché non v’era notte, allora.
Beati nel dominio della preesistenza,fedeli al regno che era nei Cieli,prima della caduta sulla Terra,prima della rivolta nel dolore.
Tu volavi lievesui giardini della preeternità,poi ti allungavisopra i gelsomini.
Ho visto dei cavalli in mezzo all’erba,seduti come lo sono spesso i canie senza tregua vedo buio intorno.Voglio di nuovo gioia nel mio cuore,un tempo in alto e pieno di allegria.
Beati nel dominio della preesistenza.Prima della caduta sulla Terra.Prima della rivolta nel dolore.
Un tempo in alto.
In Sui giardini della preesistenza, canzone molto melodiosa, Battiato ritorna sul tema delle epoche energetiche e in particolare dell’Epoca dell’Oro (i “lontani tempi d’oro”), quando l’essere umano viveva in un perenne stato di presenza (“quando noi vivevamo in attenzione”) e non nell’inconsapevolezza/addormentamento tipico dell’umanità attuale (“non c’era posto per il sonno”, “non v’era notte, allora”).
L’epoca attuale, viceversa, prevede sonno, buio e dolore (“caduta sulla Terra”, “rivolta nel dolore”, “senza tregua vedo buio intorno”), come prevede un sovvertimento della situazione naturale (cavalli seduti come cani, emblema di disordine e disequilibrio generale).
L’auspicio è naturalmente quello di poter ritornare il prima possibile nell’epoca dorata, lui (“voglio di nuovo gioia nel mio cuore”) e l’umanità tutta (“un tempo in alto”). L’invito che l’autore fa tra le righe è quello di coltivare la propria attenzione/consapevolezza/veglia.
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https://youtu.be/Im-SWW4udjg?si=MbSsElNVqI_YdNnC
50. Franco Battiato – Niente è come sembra (2007)
Rovinò lungo la china solo chi ha un destino rovina.Non voglio che l’impuro ti colga.Ti darò a una rondine in volo.Niente è come sembra, niente è come appare,perché niente è reale.
Ti darò a un ruscello che scorre
o alla terra piena di mimose.Qualcuno si ferma al tuo passare.
Niente è come sembra, niente è come appare,perché niente è reale.
I was in my car, watching for the bend,I was looking for you.
Dal balcone ammiravo il vuoto
che ogni tanto un passante riempiva.È stato solo un presentimento, ti voglio ricordare che…
Niente è come sembra, niente è come appare,
perché niente è reale.
Niente è come sembra è una delle canzoni più direttamente metafisiche del corpus battiatesco.
“Niente è come sembra, niente è come appare”: ossia, viviamo una realtà di sogno, che non è altro che un palcoscenico evolutivo, privo di sostanza reale.
In tale situazione, l’autore desidera che la persona amata (o il suo ascoltatore o, ancora una volta, il suo stesso Sé) non si perda (“non voglio che l’impuro ti colga”), ma viceversa desidera che spicchi il volo verso l’alto (“ti darò a una rondine in volo”). La soluzione per tale balzo interiore sembra quella di un ritorno al semplice e al naturale (animali, ruscello, fiori).
Possiamo pure affacciarci al balcone e vedere quello che fuori capita e passa… ma la natura illusoria della manifestazione sensoriale rimane.
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https://youtu.be/zp70M8DIrdA?si=VnZhHEzCEOdjfsHD
51. Franco Battiato – Io chi sono (2007)
Io sono. Io chi sono?
Il cielo è primordialmente puro ed immutabile,
mentre le nubi sono temporanee.
Le comuni apparenze scompaiono
con l’esaurirsi di tutti i fenomeni.
Tutto è illusorio, privo di sostanza,
tutto è vacuità.
E siamo qui ancora vivi, di nuovo qui
da tempo immemorabile.
Qui non si impara niente,
sempre gli stessi errori,
inevitabilmente gli stessi orrori,
da sempre, come sempre.
Però in una stanza vuota la luce si unisce allo spazio:
sono una cosa sola, inseparabili.
La luce si unisce allo spazio in una cosa sola.
Io sono. Io chi sono? Io sono.
La luce si unisce allo spazio:
sono una cosa sola, indivisibili.
Io sono. Io chi sono?
Anche Io chi sono si dimostra piuttosto significativa.
“Io sono” e “io chi sono?” sono due delle considerazioni/domande cardine di tante tradizioni evolutive… e di tanti ricercatori spirituali che se le sono poste. Il cielo rappresenta la Coscienza Cosmica, oggettivo e immobile, mentre le nuvole sono le personalità terrene, transitorie e prive di sostanza (per quanto possano dar vita a temporali/drammi!).
Come suggeriva anche Niente è come sembra, “tutto è illusorio, privo di sostanza, tutto è vacuità”.
E ancora: “in una stanza vuota la luce si unisce allo spazio”. La luce si unisce allo spazio… ma la stanza deve essere vuota. Ossia l’ego deve essere sparito, ossia le nuvole devono essere sparite, ossia il cielo deve esser tornato sgombro, limpido e luminoso. A quel punto la domanda “io chi sono?” non ci sarà più, perché sarà sparito colui che se la pone (è il passaggio dalla dualità all’unità).
Va da sé che l’ego non potrà disciogliersi se continua a ripetere gli stessi errori, incarnazione dopo incarnazione (“qui non si impara niente, sempre gli stessi errori, inevitabilmente gli stessi orrori, da sempre”): questa è la ruota del Samsara dalla quale dobbiamo fuoriuscire.
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https://youtu.be/6rPhxzYX31o?si=3hWmPt8IqeLOD8j5
52. Franco Battiato – Testamento (2012)
Lascio agli eredi l’imparzialità,la volontà di crescere e capire.Uno sguardo feroce e indulgente,per non offendere inutilmente.Lascio i miei esercizi sulla respirazione,Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione.Lascio agli amici gli anni felicidelle più audaci riflessioni,la libertà reciproca di non avere legami.
E mi piaceva tutto della mia vita mortale,anche l’odore che davano gli asparagi all’urina.
We never died,we were never born.We never died,we were never born.
Il tempo perduto, chissà perché,non si fa mai riprendere.I linguaggi urbani si intreccianoe si confondono nel quotidiano.Fatti non foste per viver come bruti,ma per seguire virtude e conoscenza.L’idea del visibile alletta,
la mia speranza aspetta.
Appese a rami spogli, gocce di pioggia si staccano con lentezza,mentre una gazza, in cima ad un cipresso, guarda.
Peccato che io non sappia volare,ma le oscure cadute nel buiomi hanno insegnato a risalire.
E mi piaceva tutto della mia vita mortale,
noi non siamo mai morti
e non siamo mai nati.
We never died,
we were never born.
We never died,
we were never born.
Le persone comuni/mondane/materiali lasciano in eredità solo beni terreni.
Le persone evolute/spirituali/coscienti (almeno in una certa misura) lasciano in eredità ben altro: sapienze, bellezze, testimonianze.
Nello specifico, Battiato lascia ai suoi eredi (ossia il suo pubblico) la volontà maturata nel corso dei decenni, il non giudizio, il desiderio di progresso interiore, esercizi e pratiche… oltre che le sue canzoni.
Ancora una volta, Battiato cita l’obiettivo dell’esperienza terrena e lo fa con le parole di Dante (citato una seconda volta… e a dirla tutta vedo una certa somiglianza tra i due personaggi e la loro tendenza a poesia, amore e studi iniziatici): “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”.
Anche se la citazione maggiore, in Testamento, è per un altro personaggio: Osho, di cui nel ritornello è riportato praticamente identico il notissimo epitaffio tombale (“Mai nato, mai morto”), che il cantautore si limita a declinare al plurale riferendolo a ogni essere umano.
Più che le varie citazioni, quello che personalmente apprezzo di più in questa canzone è l’attitudine al cammino: si può cadere, ma ci si deve rialzare e proseguire (“le oscure cadute nel buio mi hanno insegnato a risalire”); si deve arrivare ad apprezzare/amare tutto dell’esperienza terrena, anche le cose apparentemente sgradevoli, perché è quanto il Divino ci ha porto per la nostra evoluzione (“mi piaceva tutto della mia vita mortale, anche l’odore che davano gli asparagi all’urina”). Canzone molto densa e significativa.
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https://youtu.be/dJ7bNI0K3Wk?si=-Tp0S3L8DLdjQ0fA
53. Franco Battiato – Lode all’Inviolato (1993)
Ne abbiamo attraversate di tempestee quante prove antiche e dureed un aiuto chiaro da un’invisibile carezzadi un custode.
Degna è la vita di colui che è sveglio,ma ancor di più di chi diventa saggioe alla Sua gioia poi si ricongiunge.Sia lode, lode all’Inviolato.Lode all’Inviolato.
E quanti personaggi inutili ho indossato,io e la mia persona quanti ne ha subiti.Arido è l’inferno,sterile la sua via.
Quanti miracoli, disegni e ispirazionie poi la sofferenza che ti rende cieco.Nelle cadute c’è il perché della Sua assenza.Le nuvole non possono annientare il Sole.
E lo sapeva bene Paganini
che il diavolo è mancino e subdolo
e suona il violino.
Lode all’Inviolato è una di quelle canzoni di Battiato che meriterebbero di esistere anche solo per il titolo. Tuttavia il titolo è solo la soglia di un testo che motra prove, tempeste e cadute come tappe inevitabili del cammino umano, durante il quale l’io continua a indossare maschere inutili, talvolta persino dannose (“persona” in latino vuol dire “maschera”).
Il testo riconosce l’esistenza di un aiuto/guida/sostegno invisibile (“carezza”, “custode”), ma non nega la sofferenza né le cadute, la quali sono segno di un temporaneo allontanamento dal Divino (“nelle cadute c’è il perché della Sua assenza”). Nonostante tali allontanamenti e cadute, nulla può intaccare l’Inviolato: le nuvole passano, ma il Sole resta. In tal senso, la vita è degna quando è vissuta da svegli/attenti, e ancor più quando dalla veglia nascono la saggezza e l’orientamento verso l’Alto.
La chiusura su Paganini non è una citazione fine a sé stessa, ma un monito preciso: il male non si oppone frontalmente, bensì devia. Nella letteratura esoterica, la via della mano sinistra è la via dell’inconsapevolezza e dell’ego: il diavolo dunque è mancino perché traverso e subdolo e sa usare persino la bellezza e l’arte per sedurre e addormentare. Per questo la vigilanza non deve terminare mai.
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https://youtu.be/PZthgPT78hE?si=theg4PCmwl44GdX7
54. Franco Battiato – L’ombra della luce (1991)
Difendimi dalle forze contrariela notte, nel sonno, quando non sono cosciente,quando il mio percorso si fa incerto.E non abbandonarmi mai,non mi abbandonare mai.
Riportami nelle zone più altein uno dei tuoi regni di quiete:è tempo di lasciare questo ciclo di vite.E non abbandonarmi mai,non mi abbandonare mai.
Perché le gioie del più profondo affettoo dei più lievi aneliti del cuoresono solo l’ombra della luce.
Ricordami come sono infelicelontano dalle tue leggi,come non sprecare il tempo che mi rimane.E non abbandonarmi mai,non mi abbandonare mai.
Perché la pace che ho sentito in certi monasteri
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa
sono solo l’ombra della luce.
Ancora una volta, Battiato ci parla di difficoltà lungo la via (“quando il mio percorso si fa incerto”), di forze addormentanti (“difendimi dalle forze contrarie la notte, nel sonno, quando non sono cosciente”), della necessità di osservare le leggi cosmiche (“ricordami come sono infelice lontano dalle tue leggi”) e di utilizzare al meglio il tempo terreno che ci viene concesso (“come non sprecare il tempo che mi rimane”), al fine di non dover più tornare nella materia nel ciclo delle reincarnazioni (“è tempo di lasciare questo ciclo di vite”).
L’ombra della luce, in aggiunta, contiene due elementi di grande importanza.
Il primo è la richiesta di sostegno al Padre Celeste (“non abbandonarmi mai”).
Il secondo è l’affermazione per cui quanto di più bello possiamo incontrare qui (“le gioie del più profondo affetto”, “i più lievi aneliti del cuore”, “la pace che ho sentito in certi monasteri”, “la vibrante intesa di tutti i sensi in festa”: su tutti i livelli, quindi, fisico, emotivo e mentale) non è altro che un pallido riflesso della beatitudine che si prova una volta ricongiunti col Divino.
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https://youtu.be/O8S5wLmpA08?si=PfJ049UyI5MUR4fi
55. Franco Battiato – Un irresistibile richiamo (2012)
Era magnifico quel tempo, com’era bello,quando eravamo collegati, perfettamente,al luogo e alle persone che avevamo sceltoprima di nascere.
Il tuo cuore è come una pietra coperta di muschio:niente la corrompeIl tuo corpo è colonna di fuoco, affinchéarda e faccia ardere.
Le mie braccia si arrendono facilmente,le tue ossa non sentono dolore.I minerali di cui siamo compostitornano, ritornano all’acqua.
Un suono di campane,lontano, irresistibile, il richiamoche invita alla preghiera del tramonto.
Gentile è lo specchio: guardo e vedoche la mia anima ha un volto.Ti saluto, divinità della mia terra,il richiamo mi invita.
Il tuo cuore è come una pietra coperta di muschio:niente la corrompe.Il tuo corpo è colonna di fuoco, affinchéarda e faccia ardere.
Un suono di campane,lontano, irresistibile, il richiamoche invita alla preghiera del tramonto.
Un suono di campane,lontano, irresistibile, il richiamoche invita alla preghiera del tramonto.
De oh zam ze va ne cu de ia.
Un irresistibile richiamo è una canzone di contrasto, e segnatamente di contrasto tra il regno terreno e il regno celeste.
Parte con un riferimento alla vita spirituale precedente all’incarnazione terrena, comprensivo di scelta animica su dove reincarnarsi (“eravamo collegati al luogo e alle persone che avevamo scelto prima di nascere”).
Poi scende nella materia, in pieno: pietra, muschio, corpo, fuoco, braccia, ossa, minerali, acqua. Durante tale discesa nella materia, l’anima si guarda allo specchio (che è gentile perché fornisce un servizio evolutivo) e si vede incarnata in un corpo e in un volto. E poi ancora terra, muschio, corpo, fuoco…
… sinché l’anima sente il lontano suono di campane: un richiamo irresistibile alla preghiera serale (il tramonto della vita materiale) che, fuor di metafora, rappresenta il richiamo alla risalita. Prima scendiamo, poi risaliamo.
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https://youtu.be/V7VP23O-u0s?si=_1nOa08mPptpj53V
56. Franco Battiato – La porta dello spavento supremo (2004)
Quello che c’è, ciò che verrà,ciò che siamo stati e comunque andrà,tutto si dissolverà.Nell’apparenza e nel reale,nel regno fisico o in quello astrale,tutto si dissolverà.
Sulle scogliere fissavo il mareche biancheggiava nell’oscurità,tutto si dissolverà.
Bisognerà per forza attraversare alla fine
la porta dello spavento supremo.
Il nulla emanava la pietra grigia
e attorno campi di zafferano.
Passavano donne bellissime
in sete altere.
Passavano donne bellissime
in sete altere.
La porta dello spavento supremo parte con la voce di Manlio Sgalambro che ci parla di impermanenza, dell’impermanenza più totale: tutto ciò che ora siamo, i nostri corpi e le nostre vite, prima o dopo si dissolverà e non ne rimarrà traccia. Questo è l’incubo dell’ego, che teme l’oblio del suo piccolo sé.
Poi subentra Battiato, il quale afferma la futura dissoluzione di ogni cosa nei due regni fisico e astrale (ossia emotivo, il secondo livello di realtà, per quanto è possibile che col termine l’autore intendesse gli elementi sottili in generale, quindi anche quelli mentali).
Qualunque cosa noi osserviamo sparirà… persino il mare con la sua enormità e quello che ci appare come un moto eterno. In tal senso vanno letti i versetti finali: il nulla, ossia l’impermanente, il perituro, l’inessenziale, emana un regno terreno con pietre e campi, e persino bellissime donne e tessuti pregiati… ma è comunque il nulla.
Questo ci porta al punto della morte, che Battiato definisce “la porta dello spavento supremo”, perché è il momento più temuto tra tutti: prima o poi qualunque creatura incarnata dovrà passare attraverso il portale della morte. Il dubbio non è se ci si passerà o meno, ma come ci si passerà… la differenza sta tutta lì.
Una curiosità: anche l’altra canzone sul tema dell’impermanenza, Di passaggio, partiva con la voce di Sgalambro: evidentemente il tema era molto caro al filosofo!
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https://youtu.be/YGVc2eMPuqA?si=JgOyuCyjUAjtSzQt
57. Franco Battiato – Torneremo ancora (2019)
Un suono discende da molto lontano.Assenza di tempo e di spazio.Nulla si crea, tutto si trasforma.
La luce sta nell’essere luminoso,irraggia il cosmo intero.Cittadini del mondocercano una terra senza confine.
La vita non finisce,è come il sogno,la nascita è come il risveglio.
Finché non saremo liberitorneremo ancora,ancora e ancora.
Lo saiche il sogno è realtà;un mondo inviolatoci aspetta da sempre.I migranti di Gandenin corpi di luce,su pianeti invisibili.
Molte sono le vie,
ma una sola
quella che conduce alla verità.
Finché non saremo liberi
torneremo ancora,
ancora e ancora.
“Finché non saremo liberi torneremo ancora, ancora e ancora”: ecco il senso di Torneremo ancora. Noi non siamo stati creati dal niente, ma siamo coscienza in trasformazione: percorreremo una via dopo l’altra finché non imboccheremo la via “che conduce alla verità” (alla “terra senza confine” cui anelano i viandanti).
E non importa se ci siamo assopiti lungo la via, perché ogni tanto “un suono discende da molto lontano”, da dove non vi sono questioni di “tempo e di spazio”, per richiamarci a noi e al nostro cammino (in Un irresistibile richiamo il segnale è un invito alla preghiera, mentre qui è un invito addirittura all’ascesa). Il sentiero è già segnato: “nulla si crea, tutto si trasforma”; il ritorno è solo questione di quando e di come.
Come i monaci tibetani sono migrati da Ganden a un altro posto, così le anime migrano e migrano sino a che non arrivano a destinazione, che è una destinazione che rompe meccanicità, legami e schiavitù. Quella destinazione, il luogo dell’Inviolato, sarà l’unico luogo reale e fino a quel momento si vivrà una vita di sogno: “il sogno è realtà” e la vita/sogno non finisce, ma semplicemente si trasforma.
Si vive nel sogno… sino a che non ci si sveglia.
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https://youtu.be/5FOWzkNfJs4?si=V5643OR7-W9wcXEm
58. Franco Battiato – Le sacre sinfonie del tempo (1991)
Le sento più vicine, le sacre sinfonie del tempo,con una idea: che siamo esseri immortalicaduti nelle tenebre, destinati a errarenei secoli dei secoli, fino a completa guarigione.
Guardando l’orizzonte, un’aria di infinito mi commuove,anche se a volte, le insidie di energie lunari,specialmente al buio, mi fanno vivere nell’apparente inutilità,nella totale confusione.
Che siamo angeli caduti in Terra dall’Eterno
senza più memoria, per secoli, per secoli,
fino a completa guarigione.
Nelle canzoni più elevate, Battiato gira sempre intorno ai medesimi temi, che non a caso sono i grandi temi di tutte le tradizioni spirituali. Le sacre sinfonie del tempo va letta in questo senso.
Siamo esseri immortali caduti nelle tenebre della materia, destinati a vagare e vagare, tra sofferenze e tentazioni, tra inutilità e confusione, “per secoli, per secoli, fino a completa guarigione”.
Persa la memoria dei reami angelici, dobbiamo ricostruirla nell’esperienza terrena, pur sottoposti alle “insidie di energie lunari” (energie che spingono verso l’addormentamento e l’inconsapevolezza, al contrario di quelle solari che spingono verso la veglia e l’evoluzione), attraverso qualche momento di bellezza e di comprensione (“guardando l’orizzonte, un’aria di infinito mi commuove”): non è solo fine di un ciclo, ma cura di quello che è caduto e si è ferito (torna il tema de La cura, ma su un livello cosmico).
Le sacre sinfonie del tempo ci aiutano a ricordare chi siamo, costituiscono un richiamo a sé e al percorso (come le campane di Un irresistibile richiamo e il suono lontano di Torneremo ancora).
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https://youtu.be/plaXgfGmYd0?si=Y8Wm05zXIj1lKsJq
59. Franco Battiato – No time no space (1985)
Parlami dell’esistenza di mondi lontanissimi,di civiltà sepolte, di continenti alla deriva.Parlami dell’amore che si fa in mezzo agli uomini,di viaggiatori anomali in territori mistici, di più.
Seguimmo per istinto le scie delle comete,come avanguardie di un altro sistema solare.
No time, no space.Another race of vibrations.The sea of the simulation.
Keep your feelings in memory.I love you, especially tonight.
Controllori di volo pronti per il decollo,telescopi giganti per seguire le stelle.Navigare (Controllori di volo),
navigare (Pronti per il decollo),
nello spazio (Telescopi giganti),
nello spazio (Per seguire le stelle),
di più.
Seguimmo per istinto le scie delle comete,come avanguardie di un altro sistema solare.
No time, no space.Another race of vibrations.The sea of the simulation.
Keep your feelings in memory.I love you, especially tonight.
No time, no space.Another race of vibrations.
Keep your feelings in memory.
I love you, especially tonight.
No time, no space avrebbe potuto essere inserita anche nel primo gruppo, quello dedicato alla materia e al mondo terreno, dal momento che cita cose assai concrete: pianeti, civiltà, continenti, sessualità, viaggi, comete.
Tuttavia, il pezzo possiede un afflato che lo porta verso i mondi superiori: i versi in inglese ci parlano infatti di tempo, spazio, illusione, vibrazioni e amore, mentre l’ultima frase in italiano sembra una sorta di direzione, di stella polare che indica il cammino: seguendo le comete, come i Re Magi astrologi, si giunge a un altro sistema solare. Sottinteso: un sistema solare ove si vive un’esistenza coscienzialmente più elevata e armonica. Questo Battiato non lo dice esplicitamente, ma si intravede agevolmente un po’ dal testo (“viaggiatori anomali in territori mistici”) e un po’ dalla musica (trascinante verso l’alto).
“Pronti per il decollo?”, ci chiede l’autore… e ce lo chiede nella penultima canzone del nostro percorso musicale e sapienziale: con l’ultima, in effetti, si prende il volo.
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https://youtu.be/0AmH90lUpdY?si=Lc8lHpF0eSkQk8Uj
60. Franco Battiato – L’oceano di silenzio (1988)
Un oceano di silenzio scorre lento,
senza centro né principio.
Cosa avrei visto del mondo
senza questa luce che illumina
i miei pensieri neri.
Der Schmerz, der Stillstand des Lebens
Lassen die Zeit zu lang erscheinen.
Quanta pace trova l’anima dentro,
scorre lento il tempo di altre leggi
di un’altra dimensione
e scendo dentro un oceano di silenzio,
sempre in calma.
Und mir scheint fast
Dass eine dunkle Erinnerung mir sagt
Ich hatte in fernen Zeiten
Dort oben oder in Wasser gelebt.
L’oceano di silenzio è probabilmente la canzone più meditativa di Franco Battiato, tanto nel testo quanto nella musica, che contiene anche dei vocalizzi lirici in lingua tedesca.
Il testo in verità non propone molte parole, ma quelle poche sono alquanto significative.
Quando l’ego viene messo a tacere, o addirittura vien disciolto, rimane solo l’anima con la sua connessione al Divino: in questo caso, si percepisce l’oceano di silenzio di cui parla la canzone, come anche una luce che illumina tutto; il tempo rallenta sino a scomparire e domina la calma della beata serenità… o della serena beatitudine, se si preferisce.
Le parole tedesche (dolore, stagnazione, ricordi tenebrosi, lunghezza del tempo) fanno un po’ da contraltare a quelle italiane: le prime evocano pesantezza, sofferenza e temporalità, mentre le seconde leggerezza, serenità e assenza di tempo.
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Un dettaglio in chiusura: mi sono fatto una compilation con le canzoni disposte nell’ordine esatto proposto in questo articolo, con due piccole aggiunte: una canzone di apertura e una canzone di chiusura, entrambe musicali.
La canzone di apertura è Meccanica (1981), la quale rappresenta per l’appunto la meccanicità totale in cui si trova l’essere umano prima del percorso evolutivo.
La canzone di chiusura è L’Egitto prima delle sabbie (1978), un pezzo che simboleggia i tempi ad alta vibrazione (e quindi alta consapevolezza) che caratterizzavano la Terra e l’umanità prima della storia conosciuta, come pure i tempi che verranno quando ritornerà l’Era del Cinghiale Bianco/l’Epoca dell’Oro/il Satya Yuga.
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Visto che ci sono, segnalo anche alcune canzoni al di fuori della “compilation/percorso esistenziale”, essenzialmente per la loro bellezza musicale.
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https://youtu.be/br_aUOLlsuE?si=nBIGBNWHtJasz8bZ
– La convenzione (1972): interessantissima canzone di genere fantascientifico che, nel lontano nel 1972, ipotizzava un’umanità diffusa nel sistema solare alla ricerca di spazio vitale: qualcuno su Venere, qualcuno su Giove, qualcuno su pianeti artificiali costruiti dal genere umano.
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https://youtu.be/JNa6J_SuIac?si=2SEB0yG7StymPTg2
– Venezia-Istanbul (1980): canzone elegante e ritmata, a cavallo tra storia, geografia, aneddoti e ironia. Non certamente tra le più importanti del cantautore siciliano, ma altrettanto certamente vivace e brillante. E comunque, nel dubbio, Battiato un’Ave Maria in mezzo ce l’ha messa.
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https://youtu.be/rHOPw89hqRA?si=Yf1PE7EV94cx_bxy
– Summer on a solitary beach (1981): canzone piuttosto famosa di Battiato, d’inizio anni “80. Musicalmente assai orecchiabile, fatto che per l’appunto l’ha portata alla notorietà, contiene anche l’invito ad andare dall’altra parte del mare, come una sorta di cambio di sponda interiore.
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https://youtu.be/13aY5BGIPJg?si=Wx94EGbjvyXjPely
– Scalo a Grado (1982): canzone aneddotica che dipinge una scena popolare e che, nonostante il ritmo brillante, non poteva ambire certamente al gruppo dei 60. Pure qui Battiato ci mette una messa, una Pasqua, incenso e la remissione dei peccati. Si va a parare sempre sullo stesso tema, a quanto pare.
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https://youtu.be/cOIf6wEQco8?si=ctooz3As6UpF7eE3
– La stagione dell’amore (1983): altra canzone famosa, di stampo prettamente romantico, pur se legata alla vita umana e ai suoi cicli. Invita a cogliere le occasioni che la vita ci porge… non rimpiangendo il passato, ma valorizzando invece il presente e quello che offre.
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https://youtu.be/KnBkDL_-pGk?si=wddsgQ1GILw7yIea
– I treni di Tozeur (1985): canzone assai melodica, ambientata in un centro culturale e religioso tunisino, legata al fenomeno ottico desertico della Fata Morgana e leggibile, in senso metanarrativo, come simbolo del viaggio dell’esistenza e dei desideri dell’animo umano.
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https://youtu.be/s2h6inpFI60?si=mqRJB_U–kAy5nOE
– Nomadi (1988): in verità questa canzone avrebbe potuto tranquillamente stare all’interno delle 60 (e segnatamente nel gruppo 2), dal momento che invita il viandante spirituale al cammino. L’ho esclusa per un discorso di numeri e di simmetrie… ma rimane comunque una canzone significativa e piacevole all’ascolto.
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https://youtu.be/b3rSss_lcqk?si=QyGKHaLW_frW6DQN
– Gesualdo da Venosa (1995): pezzo dedicato al personaggio di Carlo Gesualdo, nobile nato nel 1566 nell’Italia meridionale e famoso essenzialmente per due cose: la composizione musicale e il duplice assassinio della sposa e dell’amante, trovati in flagranza di adulterio.
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https://youtu.be/DJywevdNeGw?si=CGQdpW6e-GkyL10X
– Il sultano di Babilonia e la prostituta (2000): chiudo in gran bellezza con un pezzo strepitoso non scritto da Battiato ma da lui cantato in duetto con Angelo Branduardi, un altro dei miei cantautori preferiti sin da quando ero ragazzo. Ingiustamente poco nota, è una canzone bellissima e musicalmente potentissima.
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Confido che questo mio lavoro, che ho molto amato realizzare, risulti apprezzato e utile a chi leggerà… appassionati vecchi o nuovi di Franco Battiato, un (grande) uomo che ha usato la musica come un canale per la diffusione di qualcosa di ispirante, bello ed elevato. Lui lo ha fatto con la musica, io lo faccio con i libri e gli articoli, qualcun altro lo fa in qualche altro modo: l’importante è che la direzione (percorsa in prima persona e indicata agli altri) sia quella, mentre il mezzo importa assai meno.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
- LIBRO PER APPROFONDIRE: Corso di risveglio.
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